La sartoria iper-fluida della collezione SS23 di Zegna Quando tecnica e arte si incontrano come uomo e natura

Ieri, nell’Oasi Zegna di Trivero, e per essere più specifici sui tetti dello storico Lanificio Zegna, tra le verdi montagne del Piemonte, si è tenuto lo show SS23 di Zegna – chiusura “fuori porta” della Milan Fashion Week e punto di svolta decisivo per il linguaggio che Alessandro Sartori, Gildo Zegna e il loro team hanno creato per il brand ultracentenario. «Tutti i valori partono e arrivano lì», ha detto Gildo Zegna durante la press preview di domenica, manifestando l’intenzione di creare uno show che concretizzasse in ogni suo aspetto la filosofia del brand. La collezione in effetti intendeva avere, tanto sul piano del design che su quello della tecnica che su quello del puro evento, il tono di un mutamento decisivo oltre che di un compromesso che mette d’accordo tanto l’anima più tradizionale del brand che quella più moderna e innovativa. Le novità sono arrivate sul piano del design sostenibile, del tracciamento dei materiali e della genderlessness di alcuni capi pensati per adattarsi a un corpo femminile solo in base alla taglia. Questi naturalmente sono benchmark che la gran parte dei brand di moda si è prefissata – l’unicità di Zegna sta nella capacità di trasformare questi parametri non in confini a cui adattarsi ma in punti di partenza per rendere più efficiente e sofisticato il proprio design. 

Al di là del messaggio e dei valori del brand in questa nuova fase della sua vita (la quotazione in borsa risale allo scorso dicembre e ha espanso notevolmente la forza dell’azienda) e al di là dei valori comunicati attraverso questa collezione e quelle precedenti, l’operazione più interessante qui riguarda la proposizione che Zegna fa sulla natura del lusso. La giacca in seta tecnica che non si stropiccia, poniamo, è un prodotto di lusso non solo per la qualità della costruzione e dei materiali, ma per le caratteristiche irreplicabili del tessuto stesso. La sofisticazione, in altre parole, non riguarda solo gli aspetti esteriori di un certo prodotto ma la materia stessa di cui quel prodotto è fatto. È sofisticazione su tutti i livelli, da quello visivo e tattile a quello molecolare, per esagerato che suoni il termine – ed è anche una sofisticazione legata a un lungo heritage. Se il futuro del lusso è un’incognita, ieri Alessandro Sartori ce ne ha dato un primo e importantissimo scorcio.