
Perché la moda non può fare a meno delle uniformi Dal preppy all'uniforme Miu Miu
Uniforme vuol dire, parafrasando l’etimologia del termine, unica forma. Indica pertanto un qualcosa di necessariamente riconoscibile, fortemente identitario ed essenzialmente comunitario. Le uniformi servono appunto a creare divise per un gruppo che si riconosce in valori ed usi e, contemporaneamente, si allontana dalle visioni di un altro. A scuola, in ufficio, sul campo da calcio o altrove. La moda attinge da sempre all’immaginario estetico delle divise proprio perché, per sua natura, vive di una sorta di disturbo borderline che ora l’avvicina alla necessità di uniformare ora a quella di differenziare. È il motivo per cui Raf Simons o Miuccia Prada - tanto per citare alcuni dei designer legati al tema - hanno costruito nel tempo un’estetica super riconoscibile sotto forma di uniformi tanto concettuali quanto funzionali.
Oppure, spostandoci in Francia, lo show AW22 di Coperni è andato a ripescare tra i vezzi delle uniformi scolastiche - persino le hoodie con cappuccio sembrano riprodurre fedelmente le tensioni interiori di un adolescente costretto ad andare a scuola - per riuscire a stanare delle stranezze in mezzo a tutta quell’uniformità relegata nel comfort delle divise. Scenario condiviso (e forse ancora più sentito) da Ralph Lauren che, per la AW22, ha immaginato di portare in scena un collegial preppy alla portata di Serena Van Der Woodsen o di chiunque voglia cimentarsi nell’impresa di “dress for the life you want”. E come non citare, per riprendere il tema dell’adolescenza e dell’uniforme, l’operato di Raf Simons che ha addirittura dedicato una mostra (il Quarto Sesso) al serbatoio semantico ascrivibile ad un’età di transizione e quindi passibile di multiformi interpretazioni. Ecco dunque che le uniformi e le divise, così vincolanti all’apparenza, diventano veri e propri elementi di espressione individuale. Guardare un look di Thom Browne su uno dei suoi dipendenti in giro per le strade di New York o su Oscar Isaac al Met Gala rende bene l’idea di quanto un’uniforme risulti un interessante esperimento stilistico tanto riconoscibile quanto personalizzabile. Poco importa se il vibe sia fetish, glamour, punk o erotico: è il modo in cui il tessuto dell’uniforme aderisce ai nostri corpi a rendere significante quell’abito.