
I mille volti della nuova capsule di Prada con Cassius Hirts La Prada America’s Cup in 4 nuove declinazioni e 22 nuance
Prada Linea Rossa e Cassius Hirts hanno collaborato ad un progetto molto speciale in uscita oggi: 3.000 paia sneaker parte di una capsule collection limitatissima che vede protagonista la sneaker Prada America’s Cup in 4 nuove declinazioni e 22 nuance. Presentata attraverso una campagna realizzata da Axel Morin, con immagini fisse e in movimento, una performance surreale che invade uno spazio incontaminato, maschere personalizzate che rendono ciascun personaggio allo stesso tempo anonimo e unico e una colonna sonora realizzata da Cass per l’occasione, la capsule rielabora l'iconica calzatura secondo la visione estetica dell’artista e musicista 21enne.
I quattro modelli di sneaker Cass x Prada prendono il nome dal mondo della musica, riflettendo gli interessi di Cassius e le passioni dei suoi fan. Le ATT4CK, D3CAY, SUST4IN, REL3ASE prendono il nome dalle fasi di vita di un suono. Il titolo di ogni modello ne suggerisce l’aspetto e la sensazione: tacchetti spigolosi e sagomati per le ATT4CK dai colori fluo; pelle consunta, strappata e volutamente sbiadita per le D3CAY; tinte unite forti con dettagli in rilievo dipinti in bianco per le SUST4IN; finitura spray con vernice fluo per le REL3ASE. Tutti i modelli sono realizzati a mano in Italia da Prada in un connubio di tradizione artigianale e immaginazione all’avanguardia, con etichette CASS firmate singolarmente: non ne esistono due paia uguali. Il design della scatola presenta sia il logo Prada che il logo di Cassius Hirst - una scansione del suo cervello, una sorta di trademark che prende ispirazione da una vicenda personale: «Quando ero ragazzino ho avuto una crisi epilettica e ho fatto analisi di ogni genere, le immagini vengono da lì: scansioni intere, sezioni trasversali, le trovo affascinanti. Ne ho ricavato degli stencil e li uso da allora. Si sposano bene anche con l’idea della maschera, è una specie di bizzarro autoritratto. Mi piace l’idea che ognuno di noi abbia in testa una propria versione».