Il ritorno del surrealismo in passerella Palloncini, corna d’oro, vestiti illusionistici - mai come oggi alla moda piace sognare

Durante l’ultimo fashion month, un diverso approccio al design si è fatto strada nelle ultime passerelle, fatto di colori vividi e linee distorte, di un’estetica più vicina all’arte che all’abbigliamento in senso stretto e per questo difficilmente indossabile, ma capace di catalizzare su di sé tutta l’attenzione. Da Hermès le modelle sono passate attraverso colonnati in stile de Chirico stringendo Kelly Bag sbilenche, VTMNTS ha riportato in auge le nuvole di Magritte stampate su abiti a doppio petto e seguendo una traccia già esplorata da Virgil Abloh in Louis Vuitton, Glenn Martens per Y/Project ha omaggiato il Gaultier del 1996 sovrapponendo silhouette di corpi femminili e maschili in un'illusione ottica di corpi nudi in movimento, da Louis Vuitton i modelli avevano ali che parevano uscite da un dipinto di Bosch mentre la passerella di Chanel è stata una vera e proprio mise en abime, un spettacolo nello spettacolo in cui il pubblico guardava cappotti di tweed seduto su sgabelli di tweed stringendo inviti di tweed. Mentre le tendenze pandemiche del loungewear e dell’uniform dressing monopolizzano ancora le sfilate rendendo l’incontro tra moda e quotidianità più accessibile che mai, in un esercizio di escapismo alcuni designer hanno voluto catapultarci nel regno della loro immaginazione, tra tutti però alcuni si sono distinti per un’interpretazione onirica e sognante delle ultime collezioni: è il neo-surrealismo di Jonathan Anderson da  Loewe e JW Anderson e Daniel Rosenberry da Schiapparelli.

Schiapparelli Couture Spring 2022
Loewe FW22
Loewe FW22
JW Anderson FW22
Louis Vuitton FW22
Hermès FW22
Y/Project FW22
VTMNTS FW22
Chanel FW22
Salvador Dalì & Elsa Schiapparelli
Salvador Dalì che indossa un gioiello di Schiapparelli
Elsa Schiapparelli
Wallis Simpson indossa l'abito ad aragosta di Schiapparelli, frutto della collaborazione con Dalì
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)
Il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild (1972)

Oggi però il surrealismo ha assunto una doppia funzione: da un lato esso è escapistico e serve da reazione a un mondo sempre più contorto e problematico, in cui le precedenti categorie di pensiero sono sovvertite e, soprattutto, in cui la tradizione è stata esplorata in lungo e in largo aprendo la strada a nuovi tentativi di espressione e innovazione; dall'altro reagisce al caos del mondo riflettendolo e rielaborandolo. Abiti surreali per tempi surreali verrebbe da dire, capaci di diventare lo specchio del caos che percepiamo nel mondo, risposta alla normalità della convenzione ma anche come risultato del "crollo del senso" in cui un berretto può essere una borsa, un paio di tacchi possono includere l'orlo di un paio di pantaloni. E se in sullo scenario della moda post-Covid ai brand si richiede una partecipazione sempre più attiva sulle questioni politiche e sociali, la risposta di designer come Jonathan Anderson e Daniel Rosenberry è stata quella di sublimare le ansie del presente in un esercizio creativo liberatorio che equipara la moda all’arte.