
5 show che dimostrano che la New York Fashion Week non è morta Nonostante qualcuno sostenga il contrario
La New York Fashion Week, vista dagli occhi di europeo, che per di più vive e lavora a Milano, è qualcosa di peculiare: abituati come siamo ad avere sotto casa i grandi brand europei, giganti che hanno dominato l’industria per decenni, ciò che succede sull’altra sponda dell’oceano sembra piccolo e lontano – ma non necessariamente lo è. Il design americano finisce spesso vittima di un certo pregiudizio (di cui anche chi sta scrivendo soffre ogni tanto) che porta a considerarlo secondario rispetto al lavoro dei designer europei. Persino giganti come Tom Ford, Marc Jacobs e Michael Kors (che ha presentato una collezione molto pregevole in questa fashion week) ricevono un’attenzione molto tiepida rispetto ai grandi brand del lusso europeo, mentre marchi americani di culto come Bode, The Row, Enfants Riches Deprimés o ERL o non presenziano, o presentano altrove (The Row si è trasferito a Parigi quest’anno, per dirne una) o hanno presenze saltuarie come nel caso di Pyer Moss, che ha praticamente smesso di dare notizie di sé dopo lo show couture dello scorso luglio. Nel frattempo i designer americani che diventano famosi (da Teddy Santis a Tremaine Emory e Rhuigi Villaseñor, per menzionarne alcuni) godono di enorme influenza ma operano in una sfera molto distante dalla moda di lusso classica che la New York Fashion Week ricalca.
Eppure, preso atto di questa curiosa configurazione per cui la moda americana è più influente che mai ma la fashion week americana non lo è, definire in maniera troppo tranchant la New York Fashion Week come qualcosa di irrilevante significa generalizzare inutilmente. Se è vero che New York non ha lo stesso impatto di Milano o Parigi, è anche vero che cassarne tutte le collezioni in blocco come insignificanti significa non riconoscere l’eccellente lavoro firmato da una serie di creativi che attirerebbero molte più lodi e risonanza se fossero vittima del pregiudizio che gli europei hanno verso gli americani.
Ecco dunque 5 show che dimostrano che la New York Fashion Week non è morta.
Laquan Smith
Maryam Nassir Zadeh ha esordito come una boutique, presentando la sua prima collezione nel lontano 2012. Negli ultimi anni la sua estetica ispirata al vintage, amica di uno styling apparentemente caotico ma costruito con occhio attentissimo è andata raffinandosi sempre di più, culminando con le ultime due collezioni e specialmente nella recente FW22 che, oltre ad aver portato la body positivity anche nel menswear, è riuscita a calare il linguaggio creativo della designer in un’estetica che è insieme molto personale ma anche estremamente indossabile – una voce della hands on fashion di cui sentiremo sicuramente parlare per molto a lungo nei prossimi anni.