
5 cose da sapere sullo show di Gucci a Los Angeles La lettera d’amore di Alessandro Michele alla Città degli Angeli
«[Los Angeles] è la città dove ho incontrato gli individui più peculiari, fuori dal tempo, refrattari a ogni idea di ordine. […] Una parata di creature incantate e profondamente libere che si muovono in un luogo dove né il futuro né il passato esistono», queste sono forse le parole più importanti delle show notes firmate da Alessandro Michele per lo show Love Parade di Gucci, tenutosi stanotte sull’Hollywood Boulevard di Los Angeles. Lo show è stata una lettera d’amore a Hollywood ma, più che celebrare esplicitamente il mito delle grandi star della Golden Age come molti avevano predetto, la collezione di Michele si è soffermata sul mitologizzare la fauna umana della città: starlette e regine di bellezza, aspiranti celebrità, divi del cinema. Indizio della sua ispirazione erano i cappelli da cowboy, i dettagli di activewear indossati insieme agli abiti eleganti, le scintillanti gonne da sera, le camice hawaiiane in pieno stile Hunter S. Thompson – tutti stilemi della Hollywood quotidiana, quella che s’incontra allo Chateau Marmont, nelle piscine dei produttori a Beverly Hills, alle fermate dei bus dove arrivano giovani attori di belle speranze. «La mia Hollywood è nelle strade», ha spiegato Michele a Vogue dopo lo show.
1. Hollywood Sadcore
Thompson non è solo lo scrittore che ha inventato il concetto di gonzo journalism ma anche una delle più importanti e trascurate icone di stile degli anni ’70. Mescolare pezzi vintage e sportswear, usare enormi occhiali da aviatore arancioni, la calcolata trascuratezza usata nell’unire pantaloni con pince a camicie hawaiiane e cappelli da cowboy – tutti stilemi che fanno parte dell’eccentrica legacy di Thompson. Uno scrittore che, per altro, inventò una sua unica maniera di mescolare generi letterari, diventando un ribelle e un iconoclasta, ma anche sfidando l’idea di ciò che un intellettuale poteva essere e soprattutto come un intellettuale doveva vestirsi.
5. Alessandro Michele e la nuova moda autobiografica
Nelle sue show notes, Alessandro Michele ha parlato di come l’origine del suo amore del cinema fosse il lavoro di sua madre, che lavorava a Cinecittà a Roma e che gli raccontava da giovane dei grandi miti di Hollywood – facendo sviluppare nel designer una passione per il mondo dei film che lo portò a un certo punto anche a pensare di diventare costumista. Le cose sono andate diversamente. Allo stesso tempo il fatto che le show notes inizino come un racconto autobiografico fa notare come, sempre di più nelle ultime collezioni, i designer abbiano parlato di argomenti molto personali: dalle sneaker di Virgil Abloh che rievocano la sua passione per il merch di Michael Jordan da giovane fino a Oliver Rousteing che, sulla passerella di Balmain, porta le bende con cui ha convissuto per mesi dopo una grave ustione, negli ultimi mesi i designer hanno riscoperto la dimensione autobiografica dello stortytelling di moda.