
Crocs è tra i brand più ricercati del mercato dei fake Le versioni contraffatte dei clog brand sono più richieste dei fake di Balenciaga
Il segno più sicuro del successo sono gli imitatori. Qualcosa che il mondo della moda sa bene, dato che la sua lotta ai fake e ai prodotti contraffatti dura ormai da molti decenni ed è stata combattuta praticamente con ogni mezzo a disposizione: codici di identificazione, guide all’autenticazione, blockchain. Nessuno di questi ha risolto il problema in maniera definitiva, però, e ancora oggi i prodotti contraffatti dei brand di moda sono abbondanti come non mai, arrivando a diffondersi anche online. Negli Stati Uniti, Uswitch ha condotto una ricerca analizzando i dati di ricerca di Google per rivelare quali sono i brand più ricercati del mercato dei fake. Sorprendentemente, però, nella Top 5 dei brand più cercati, proprio poco dopo i prevedibili Rolex, Louis Vuitton, Guccy e Yeezy, c’è Crocs, i cui prodotti fake sono più ricercati di quelli di Balenciaga e Off-White™.
La strategia di crescita di Crocs si è fondata su una razionalizzazione di flagship store e grossisti e puntando alla vendita diretta basata sui canali digitali, che è oggi diventata la fonte del 52% della revenue del brand. Altro punto di forza della strategia è stata una riduzione di linee e modelli in vendita, tagliati del 50% negli scorsi anni, che ha reso più precisa e distintiva l’estetica del brand, e invece dedicandosi a frequenti drop collaborativi in edizione limitata sia con singoli endorser, sia con grandi brand come KFC e Coca Cola sia con brand di lusso come appunto Balenciaga. Ma anche puntando sulla personalizzazione con il rilancio della sua linea di charms Jibbitz le cui vendite sono duplicate nel corso dell’anno, riuscendo a ottenere visibilità su piattaforme social come TikTok. Grazie alla sua accessibilità e ai suoi price point, inoltre, Crocs è riuscito ad avere successo tra i membri della la Gen Z come ha spiegato a Business of Fashion il CEO Andrew Rees:
«Le persone definiscono Crocs le “scarpe brutte” e penso che la cosa piaccia ai membri della Gen Z perché anche loro sono una generazione che abbraccia le imperfezioni».