
La storia dell'omicidio Gucci - L'ascesa E01 Il primo episodio della serie true crime dedicata all'omicidio Gucci
Tre appuntamenti - ogni mercoledì - per raccontare la storia dell'omicidio di Maurizio Gucci e tutti gli eventi che la precedettero.
Per farlo, abbiamo diviso la storia in tre episodi, che si focalizzeranno rispettivamente sull'ascesa di Maurizio Gucci ai vertici dell'azienda, sul suo omicidio e sulle indagini che ne scaturirono. Per comodità espositiva, presentiamo qui sotto un sintetico albero genealogico della famiglia Gucci in cui abbiamo evidenziato i protagonisti principali dei fatti.
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Gucci è un nome che, al giorno d’oggi, associamo soltanto alla moda. Eppure c’è stato un tempo in cui il nome ricorreva più sulle pagine di cronaca che sulle riviste di settore e la famiglia che aveva dato il nome al brand era diventata più famosa del brand stesso. Scorrendo i titoli dei giornali anni ’80, i termini più usati la vicenda viene definita una “telenovela” o una “Dinasty”, in riferimento al treno di scandali, tradimenti, doppi giochi, crimini finanziari e lotte per il potere che spaccò la famiglia Gucci nel corso di quindici anni, mandò quasi in bancarotta l’azienda fondata dal patriarca Guccio e, infine, culminò con l’omicidio di Maurizio Gucci nel 1995.
Per oltre un decennio, infatti, le acerrime lotte interne alla complicata famiglia Gucci si consumarono davanti agli occhi esterrefatti del mondo intero, attraverso un oceano e due continenti, in una vicenda che, con il senno di poi, divenne emblema di un’epoca in cui i brand di moda passarono dall’essere aziende a conduzione familiare a multinazionali gestite da gruppi di investitori esteri. Al centro di questo enorme quadro c’è una donna che, all’epoca, catturò l’immaginazione di mezza Italia: Patrizia Reggiani, aka Lady Gucci, aka la Vedova Nera. Fu lei la mandante dell’omicidio dell'ex-presidente del brand e, anche se le vicende dell’azienda la toccarono solo marginalmente, il processo che portò al suo arresto e alla sua incarcerazione fece di lei il volto e il cuore della caotica saga dei Gucci.
Una famiglia litigiosa
Maurizio convinse Paolo a dare a lui il suo voto per rimuovere Aldo dalla posizione di presidente, in cambio gli promise la sua tanto agognata indipendenza creativa, mettendolo a capo di una nuova divisione del brand – promessa che non fu mai mantenuta. Entro pochi giorni dal voto, la scrivania di Aldo Gucci venne svuotata e persino le serrature degli uffici furono cambiate. Maurizio era diventato il nuovo presidente: la sua prima missione fu quella di smantellare l’eredità di suo zio a partire dalla Gucci Gallery, sorta di museo-boutique inaugurato nel 1977 e antenato delle salette-VIP, in cui erano esposti quadri di Modigliani e De Chirico insieme a borse e gioielli. Per Aldo Gucci si trattò di un’umiliazione pubblica. Per gettare altro sale sulle ferite, Paolo Gucci accusò il suo stesso padre (allora 81enne) per un’evasione fiscale di 7,4 milioni di dollari, facendolo finire in prigione per un anno e un giorno.
Prese avvio una battaglia legale senza quartiere. Nel frattempo Maurizio non mantenne le promesse fatte a suo cugino Paolo, che tornò ad allearsi col padre: i due denunciarono Maurizio asserendo che l’imprenditore avesse falsificato la firma di suo padre Rodolfo per vendere alcune delle sue azioni dell’azienda e sfuggire a una serie di debiti accumulati nel corso di anni di spese folli. In un articolo del 1987 de La Repubblica si legge:
«Maurizio è accusato di aver falsificato la firma del padre per evitare di dover pagare ingentissime tasse di successione. Le imputazioni […] sono quelle di falso materiale, falso ideologico, truffa ai danni dello Stato e reati societari. […] Il 16 maggio ' 83, due giorni dopo la morte del vecchio Rodolfo, il figlio Maurizio e il suo braccio destro Gianvittorio Pilone le avevano chiesto di falsificare la firma di Rodolfo sui titoli della società. Era il 50 per cento dell' azienda, e sarebbe comunque finita in eredità a Maurizio, figlio unico. Ma il figlio, evidentemente, voleva evitare di pagare diversi miliardi di tasse di successione facendo figurare che quei titoli li aveva già ricevuti dal padre fin dal 1982».
La risposta di Maurizio Gucci non si fece attendere: scappò in Svizzera, dove non c’era l’estradizione per reati finanziari. Nel frattempo a Milano la posizione sociale della ex-moglie, Patrizia Reggiani, si andava indebolendo e la donna non si curava di mascherare l’odio che nutriva nei suoi confronti. Quando la notizia della condanna per frode di Maurizio si diffuse, la Reggiani fu intervistata dai telegiornali e, senza battere ciglio, disse pubblicamente di ritenere il suo ex-marito colpevole e meritevole di andare in prigione. Maurizio perse la presidenza di Gucci in Italia, vedendo sequestrate le proprie azioni pur rimanendo presidente della società consociata Gucci America (che era distinta e separata dalla società originaria in Italia), ma la battaglia non si era conclusa, anzi, il conflitto interno alla famiglia stava per arrivare al livello successivo.