Uniqlo prima di Uniqlo Prima delle collabo e del successo mondiale c'erano un errore di battitura e poco hype

Prima delle collabo con Daniel Arsham e KAWS e prima di diventare l'alternativa "buona" al fast fashion, Uniqlo era un brand nato per sbaglio da un errore durante il processo di registrazione del marchio. Quando nel 1988 l'azienda Ogori Shōji provò a registrare il nome Uni-Clo, un gioco di parole collegato al nome del loro store Unique Clothing Warehouse, si scontrò con un errore di spelling dell'ufficio preposto ad Hong Kong che finì per dare vita al naming che tutti conosciamo. Da quel giorno ci sono voluti diversi anni prima che Uniqlo riuscisse a raggiungere il successo odierno, anni che l'hanno visto uscire progressivamente dalla bolla nazionale fino alla lenta e progressiva espansione nel resto del mondo, passando dai fallimenti nel Regno Unito del 2003 allo sbarco negli Stati Uniti solamente due anni dopo

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Non un caso fortuito ovviamente, ma il risultato di una strategia il cui obiettivo finale era quello di arrivare lì dove gli altri non erano ancora riusciti: nel 1997 il brand decise di adottare il modello SPA (for specialty-store/retailer of private-label apparel) producendo autonomamente i propri prodotti e vendendoli in esclusiva, iniziando quindi a guardare al mercato occidentale. Prima riprendendo un modello produttivo già messo in atto  da GAP e dopo affidandosi al The Brand Architect Group di Los Angeles per creare un nuovo logo. Mentre in Giappone il brand si impose anche grazie alla recessione economica del paese, tale da portare i cittadini a scegliere apparel di qualità a prezzi contenuti, per sbarcare negli Stati Uniti Uniqlo decise di scindersi da Fast Retailing arrivando nel 2005 a New York e riuscendo due anni dopo a rientrare nella lista dei cinque maggiori global retailer insieme ad H&M, Inditex, Limited Brands e proprio GAP. Nonostante il periodo d'oro del fast-fashion, Uniqlo non si è mai fatto trovare impreparato al cambio di direzione degli ultimi anni, riuscendo a mantenere viva la sua fetta di pubblico anche grazie al connubio sempre vivo con il luxury fashion, da Jil Sander a JW Anderson, riuscendo sempre a stare un passo avanti alla concorrenza.