
Quanto funziona il dialogo fra Miuccia Prada e Raf Simons? I limiti del dinamico duo della moda nella collezione FW21 di Prada
Si è svolta ieri la prima sfilata maschile di Prada co-firmata da Miuccia e Raf Simons – uno show digitale animato, più che da uno storytelling vero e proprio, dalla ricerca di una nuova dimensione (sia fisica che materica e sociale) per ristabilire una sorta di armonia o equilibrio fra individuo e mondo. Una ricerca che, per quanto intimistica voglia sembrare, nasconde un’energia sotterranea e pulsante: se infatti la successione di stanze decorate di materiali e colori diversi ricorda sia i mondi a scatola chiusa pensati da Simons nei set della sua prima collezione per Dior, in cui le pareti erano interamente ricoperti da fiori divisi in base al colore; la musica di Richie Hawtin che accompagna i 54 modelli e i passi di danza degli stessi parlano di un desiderio di dinamicità e movimento, sopito sotto gli elaborati layering di lana, che è stato molto diffuso in tutte le sfilate di questa Milan Fashion Week con le loro colonne sonore da boiler room. Visti i risultati, però, rimane ancora una volta in dubbio il tipo di equilibrio creativo raggiunto dai due: in altre parole, a circa un anno dall'annuncio ufficiale dell'ingresso di Raf Simons in Prada, ci si sarebbe atteso qualcosa che definisse una nuova estetica nata dalla fusione delle idee di entrambi i designer - una reazione chimica che non sembra essersi verificata finora con una collezione che, pur validissima, parla le due lingue dei suoi creatori ma non le sintetizza in un singolo codice nuovo.
Sul panorama di un’industria della moda sempre più “veloce” nei suoi cambiamenti, tormentata da difficoltà di linguaggi generazionali sempre nuovi, una maison come Prada è stata pienamente capace adottare il nuovo format del digitale con un’enorme disinvoltura (e anche grazie alla community di creativi di prim’ordine stretti intorno a Miuccia, primo dei quali è Rem Koolhaas e lo studio OMA) ma, allo stesso tempo, sia Raf Simons sembra aver perso il polso delle sue amate sub-culture incartandosi in una stanca "retorica della giovinezza" che ha dato i suoi frutti e che converrebbe lasciarsi ormai indietro; sia Miuccia Prada appare distante da quel mondo sentimentale e altolocato, delicatamente eccentrico ma sempre raffinato a cui ci avevano abituato le ultime collezioni da solista.