5 macro-trend dell’industria del lusso nel 2021 Uno sguardo alla moda dell’anno appena iniziato

Se c’è qualcosa di certo che il 2020 ci ha fatto comprendere, è che la pandemia ha svolto una funzione accelerante per tutti i processi in corso all’interno della società. Questo è forse il principale dato positivo di un anno in cui - secondo le stime di McKinsey - i profitti dell’intera industria caleranno del 93% rispetto al 2019 ed è improbabile che i livelli di attività pre crisi tornino prima del terzo trimestre del 2022. In uno scenario così estremo e allo stesso tempo tanto imprevedibile che nessuno dei grandi player della moda aveva pronosticato, è importante individuare i macro trend che caratterizzano il mercato nel 2021 per poter affrontare le sfide di un anno forse ancora più carico di sorprese e colpi di scena del precedente. 

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Come tutte le crisi economiche, anche quella causata dalla pandemia lascerà uno scenario polarizzato, aumentando il gap economico tra le aziende in salute e quelle in difficoltà.  Tre acquisizioni per un totale di quasi 20 miliardi di dollari hanno dominato l'ultimo trimestre del 2020. L'accordo dell'anno è stato finalmente concluso ad ottobre, quando LVMH ha accettato di pagare 15,8 miliardi di dollari per Tiffany, il più grande affare mai realizzato nel settore del lusso. A novembre, VF Corporation, proprietaria di Timberland, Vans e The North Face, ha acquistato Supreme per 2,1 miliardi di dollari. E infine, all'inizio di dicembre, c’è stata la fusione tutta italiana tra Moncler e Stone Island per 1,4 miliardi di dollari. Si profila uno scontro tra i megaconglomerati (LVMH e Kering) che spaziano dalla moda fino all’ospitalità passando per food, e invece quelli focused su un’area o una tipologia di prodotti specifica, come il New Guards Group. Per il futuro, gli occhi saranno puntati sui grandi player rimasti finora indipendenti: Burberry, Prada e Valentino su tutti.