
Top e flop della Milan Fashion Week SS21 Cosa ha funzionato e cosa no nella Fashion Week appena conclusasi
L’edizione della Milan Fashion Week appena conclusasi è stata, a suo modo, unica. Le molte restrizioni sanitarie adottate quest’anno, infatti, hanno fatto sì che questa Fashion Week assomigliasse nello spirito a quelle passate, ma fosse radicalmente diversa nella pratica. Per moltissimi designer, infatti, è stato complicato produrre collezioni durante il lockdown e rispettando il distanziamento sociale – persino Miuccia Prada, nel suo Q&A con Raf Simons tenutosi subito dopo il suo show lo ha ammesso. Quanto agli show, non tutti sono stati digitali come per la scorsa edizione, ma la normalità dei tradizionali show fisici non è stata ancora ristabilita. I brand si sono ritrovati nel limbo del phygital – una strana via di mezzo tra show digitali, presentazioni e sfilate con distanziamento sociale. I risultati sono stati vari: c’è chi è riuscito a girare la situazione a proprio vantaggio, producendo collezioni riuscite nella cornice di stupende produzioni, e chi invece è stato messo in ombra, o per non aver fatto abbastanza o per aver prodotto collezioni e presentazioni deludenti.
Per questo nss magazine ha stilato una lista dei top e dei flop della Milano Fashion Week SS21.
TOP
Prada SS21 – Il miglior show della stagione
Francesco Risso di Marni ha impiegato tutto il suo genio creativo nel progetto di quest’anno, chiedendo a 48 persone in giro per il mondo di filmarsi o farsi filmare in un ambiente familiare. Il risultato è stato un lungo film corale presentato sul sito del brand. L’inclusione sia di momenti quotidiani che di sezioni più creative ha fatto sì che il film possedesse una forte carica emotiva. La nuova collezione di Marni è apparsa sullo sfondo di New York, Milano, Parigi e molte altre città – un progetto ambizioso che non tutti i direttori creativi sarebbero stati in grado di realizzare. Gli abiti portavano la firma distintiva di Marni, con item decostruiti, ricostruiti e colori brillanti. Nonostante si trattasse di una collezione di pezzi coesi, ogni look raccontava una storia diversa in base al proprio setting e alla persona che lo indossava: un espediente che ha dato alla collezione un carattere e una vivacità unica.
Act No. 1 – Multicultralismo in scatola
Act No. 1 è stato uno dei giovani brand a proporre una delle presentazioni digitali più interessanti di questa Fashion Week. Il brand milanese ha infatti creato un video che rappresentasse il multiculturalismo in una scatola di vetro, mostrando diversi lati di persone all’interno di quella stessa scatola, che guardavano verso l'esterno. La line-up era composta da drag queen, ballerini e violinisti e da diverse performance. Anche se Act No. 1 non è un nuovo arrivato nel calendario della fashion week milanese, il brand ha saputo rendersi rilevante grazie alla sua presentazione.
We Are Made In Italy - L’arrivo della diversity a Milano
Per la prima volta, il CNMI ha collaborato con l’importante designer afro-italiana Stella Jean e con il designer americano (ma based a Milano) Edward Buchanan per promuovere il lavoro di cinque designer afro-italiani a Milano. Il risultato del progetto è stata la presentazione We Are Made In Italy che, per quanto riguarda la rappresentazione della diversità etnica nella scena italiana, è stato qualcosa di monumentale. Anche senza mostrare le collezioni complete di tutti e cinque i designer, è stato un primo passo verso una maggiore rappresentazione dei black talents che vivono e operano nella moda italiana.
FLOP
Dolce & Gabbana SS21 – L’ennesima collezione colorata
Nonostante la presenza di alcuni show fisici, lo street style che di solito popola le strade di Milano è stato l'aspetto più colpito di questa settimana della moda. I look degni di nota non sono mancati, ma molti degli ospiti tradizonali dell'appuntamento non erano presenti o hanno preferito uno stile più rilassato e, rispetto al solito, informale. Dato che settembre è di solito il mese più importante per le sfilate, è stato un po’ triste vedere scomparire i volti e gli outfit che di solito illuminano ogni reportage di street style.