
Come GORE-TEX ha rivoluzionato il mondo del techwear Da Salt Lake City alla cima del K-2
La scorsa settimana è morto, a 83 anni, Robert W. Gore, l’inventore del tessuto GORE-TEX e CEO di W.L. Gore & Associates. La sua è una carriera che è durata 57 anni durante i quali la sua azienda di famiglia è diventata un business miliardario e la sua invenzione, il GORE-TEX, il padre di tutti i tessuti tecnici. Ed è strano pensare che questa invenzione sia stata del tutto casuale: in una notte del 1969, Robert Gore stava conducendo esperimenti su dei tubi di politetrafluoroetilene espanso, o PTFE – prodotti dall’azienda del padre come cavi per comunicazioni e computer. Dopo aver tentato senza successo di estendere i cavi con delicatezza, Gore tirò con violenza il materiale, che si espanse all'improvviso dell’800% - il polimero poteva diventare una struttura microporosa composta essenzialmente da aria. L’anno successivo il PTFE espanso venne brevettato e, dopo qualche anno di sperimentazione, Gore introdusse sul mercato il GORE-TEX, il primo tessuto traspirante, impermeabile e antivento.
Il GORE-TEX è stato rivoluzionario per la sua versatilità. È stato infatti il primo materiale puramente tecnico a trascendere i confini del suo settore: prima della sua invenzione, era inaudito che il tessuto delle tute spaziali fosse lo stesso di quello di una puffer jacket o della suola di un paio di wallabees. Se brand come Patagonia, The North Face, Nike ACG e Arc’teryx impiegano il GORE-TEX da anni, i primi brand di moda a pensare a un crossover fra il GORE-TEX e il fashion design furono giapponesi: visvim, Nanamica, White Mountaineering, Mastermind Japan e ACRONYM. Quando l’estetica techwear iniziò a espandersi cavalcando il trend dello streetwear anche Palace, Stussy e Supreme iniziarono a integrare il materiale nei propri prodotti. Ma anche brand di luxury fashion, su tutti Prada, che ha usato e usa ancora il materiale per i suoi capi tecnici, e Off-White™, specialmente nella sua collezione FW18. La sua capacità di unificare il mercato, di porsi come brand trasversale e attentissimo alla propria identità, lo ha reso il precursore inconsapevole dell’idea stessa di luxury streetwear che avrebbe portato in futuro sneaker e capi tecnici sulle passerelle delle sfilate, sfidando la vecchia definizione del lusso e proponendone una visione del tutto nuova.