
La polemica dell’orsacchiotto di Louis Vuitton Virgil Abloh, Marc Jacobs, Walter Van Beirendonck e le polemiche sull'ultima collezione di LV
Ieri si è tenuta a Tokyo la nuova sfilata di Louis Vuitton per la stagione SS21 – che è stata la seconda parte del programma di show itineranti con cui il brand francese ha deciso di presentare la sua nuova collezione al mercato asiatico. La sfilata è stata aperta da un modello in completo bianco che portava in mano un orsacchiotto – diretta citazione alla collezione SS05 del brand. L’orsacchiotto possiede un forte valore simbolico, perché rappresenta la difesa di Virgil Abloh dalle accuse di plagio mossegli da Walter Van Beirendonck dopo il primo degli show itineranti di Vuitton di Shanghai i cui capi sembravano prelevati di peso dai lookbook dell’ex-membro degli Antwerp Six. Le accuse di Van Beirendonck sono state pesanti ma non fuori luogo: tanto gli accessori-giocattolo della collezione, quanto gli occhiali da sole asimmetrici e baveri cartooneschi di certi look assomigliano in tutto e per tutto ai precedenti design di Van Beirendonck. La questione ha riaperto l’annosa polemica sui processi creativi di Abloh, sulla sua “regola del 3%” e sulla sua originalità come designer.
Race baiting a parte, la narrativa spinta con insistenza dai partigiani di Abloh vorrebbe dipingerlo come una sorta di underdog della moda – un nome nuovo, appena arrivato sulla scena e maltrattato da un’industria di tradizionalisti che gli terrebbe chiuse tutte le porte. Ma la verità è che Abloh è protagonista dei giri più alti della moda dal 2012 da quando creò Pyrex Vision – che, fra le altre cose, finì subito in una controversia per aver usato le classiche flanelle di Ralph Lauren dipingendo la schiena con una grafica rivendendole a 550$ come se fossero un design originale. Un anno dopo quel brand divenne Off-White, che è anche il brand più ricercato del mondo secondo Lyst, e cinque anni dopo Abloh arrivò da Louis Vuitton. Non proprio la storia di underdog avversato dal mondo. Dall’altro lato c’è invece Van Beirendonck, che ha avuto un altrettanto gloriosa carriera, ma il cui brand è sempre rimasto un fenomeno di nicchia, non ha mai subito accuse di plagio e non può essere comparato, in termini di popolarità e successo commerciale, né a Louis Vuitton né a Off-White. Se in questa storia c’è un underdog o una vittima, insomma, non si tratta sicuramente del direttore creativo di due delle maison di moda più ricche e importanti del mondo.