
Perché i creativi dei brand sono diventati il volto di lookbook e sfilate Acne Studios, Burberry, Gucci e i nuovi volti della moda
Nella campagna Acne Studios per la collezione FW20 scattata da Anders Edström non sono stati usati modelli convenzionali. Quelli che popolano gli scatti della campagna sono infatti i volti dei dipendenti del brand, immortalati dal fotografo in compagnia dei propri cani. Il direttore creativo del brand, Jonny Johansson, si è voluto infatti ispirare alla sottocultura degli amanti dei cani – che risuona esteticamente con il leitmotiv canino espresso attraverso gli abiti dell’intera collezione. E anche se questa sua scelta appare pienamente circostanziata e coerente, è impossibile non comparare questa campagna allo show digitale Epilogue di Gucci e al lookbook di Burberry per la collezione Resort 2021, entrambi presentati lo scorso luglio nelle fasi finali del lockdown.
Acne Studios ha invece scelto di puntare sulla dimensione domestico-emotiva evocata dall’accoppiata cane e padrone, e unificando il concept dal punto di vista visivo ambientando tutti gli scatti nella sede principale del brand a Stoccolma – un edificio in stile brutalista anni ’70, prima occupato dall’ambasciata Ceca, il cui utilizzo come fondale chiude idealmente il cerchio. Il messaggio sottinteso è che non servono particolari acrobazie visive o di concept per raccontare l’identità di un brand: bastano le persone che lavorano per quel brand (umanizzate dalla presenza dei propri compagni canini), con indosso i vestiti di quel brand, nell’edificio che ospita gli headquarter di quel brand.
Un feeling riassunto alla perfezione da Alessandro Michele che nelle sue note allo show di Gucci Epilogue aveva detto: «Gli abiti saranno indossati da chi li ha creati. [...] Saranno loro a esprimere la poesia che hanno contribuito a plasmare».