Come l'industria della moda si è appropriata dell'estetica da arrampicata C'entrano Travis Scott, Virgil Abloh e Stüssy

Per la sua ultima collaborazione con Nike, Travis Scott ha voluto ironizzare su un trend che negli ultimi mesi è cresciuto in modo sensibile, e che è destinato a crescere ulteriormente in questi mesi estivi. La decisione di trarre spunto da un immaginario legato al mondo outdoor, al trekking e all’arrampicata non è però un’innovazione introdotta dal rapper di Houston, che è solo l’ultimo esempio - nonché il più mainstream - di una tendenza più ampia. 

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Drop a if you took an L today. Photo: @nssmagazine

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Di questo cambiamento di percezione l’esempio più lampante è quello di Arc’teryx, di cui nss magazine vi aveva raccontato nel dettaglio già lo scorso febbraio. Il brand di outdoor gear tecnico aveva conosciuto un’inattesa popolarità dopo che Virgil Abloh e Drake avevano indossato la stessa giacca del brand in occasione del Nike Forum. Il marchio canadese, che da sempre vanta una vasta ricerca nei materiali e nei tessuti utilizzati, era rimasto a lungo un nome di nicchia, non solo per i prezzi, in alcuni casi proibitivi, ma per una generale mancanza di interesse verso il mondo della moda più puro. Ma è noto che Virgil non indossa mai nulla senza una ragione ben precisa, e infatti, qualche mese più tardi, sulla passerella della sfilata di Off-White FW20 Womenswear, Bella e Gigi Hadid avevano sfilato indossando giacche Arc’teryx in versione crop top abbinate ad ampie gonne in tulle. Una collaborazione che da parte di Arc'teryx è stata definita 'unofficial', negando quindi un coinvolgimento diretto nella creazione e nella produzione dei capi. 

Come già avvenuto con altre sottoculture e trend di nicchia, dallo stesso streetwear delle origini, al mondo dello skate e del surf negli ultimi anni, l’industria della moda continua a lavorare per appropriazione. Non c’è nessuna invenzione brillante e originale da parte delle grandi case di moda, quanto invece un’intuizione corretta su quali siano le sottoculture più pure e quindi cool da copiare e rendere mainstream. Ciò che attira così tanto le maggiori Maison del mondo è proprio quell’idea di purezza e di creatività assoluta che contraddistingue brand che non si sono mai piegati alla logica del mercato, e soprattutto alle regole dell’industria della moda, preferendo invece intraprendere una strada diversa e indipendente. Una mentalità così definita e riconoscibile ha fatto sì che questi brand potessero contare su una fan base molto solida e fedele, che nella maggior parte dei casi non vede di buon occhio - per dirla in modo riduttivo - questo inedito interesse da parte del mondo del fashion, e, come nel caso dei fan di Arc'teryx, boccia su tutta la linea collaborazioni con brand più noti. 

Due anni fa venne coniato il termine Gorpcore per definire la tendenza ad indossare pesanti e ingombranti giubbotti imbottiti, pile, giacche e pantaloni pensati per lo sci e gli sport invernali: tutto ciò che eravamo abituati a vedere in montagna iniziava ad essere fotografato fuori dagli show delle Fashion Week. Brand come The North Face, Salomon Canada Goose fecero il passo definitivo, smettendo di essere visti come marchi riservati solo agli appassionati di sport e attività outdoor invernali, per diventare protagonisti dell’universo streetwear. Altri come Patagonia, Salewa e Arc'teryx nonostante siano rimasti fedeli all'obiettivo performance, oggi vengono percepiti dai consumatori di streetwear come brand di riferimento per questa estetica.
Questa evoluzione si è vista anche e soprattutto nel mondo delle sneaker, un settore in cui brand come Vibram, ROA e la stessa Nike ACG non significano più solo trekking e scalate, ma sono diventati player fondamentali dell’industria, anche grazie a collaborazioni con brand priopriamente fashion. 

Ciò a cui siamo assistendo ora potrebbe essere definito la versione estiva del gorpcore
Prendiamo ad esempio Gramicci, brand nato in California nel 1982, che per gli ultimi trent’anni si è concentrato su un abbigliamento outdoor caratterizzato da una grande innovazione e un’attenta selezione e utilizzo di materiali e tessuti. Gramicci ha di fatto reso cool l’abbigliamento da trekking e da arrampicata grazie ad item dal taglio pulito, minimale, ma dai dettagli pratici, come gli shorts con cintura integrata, e capi declinati in toni caldi e basici. Dopo essere stato indossato anche da skater e surfer, Gramicci ha conosciuto una grande popolarità in Giappone, dove ha collaborato anche con Mastermind Japan. Il marchio californiano ha raggiunto lo status definitivo di brand fashion grazie alla recente collaborazione con Stüssy, che vedeva protagonisti gli iconici Zip-Off Cargo Pants di Gramicci, decorati questa volta dal logo cucito del brand di Shawn Stussy. 

Nello stesso filone si inserisce anche United Standard che ha saputo fondere alla perfezione stilemi tipici dello streetwear a silhouette e materiali propri del mondo dell’arrampicata, dalle chiusure applicate su utility vest, alle cinture, fino a cargo pants e giacche impermeabili. 

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SS20 machine vision

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A testimionare in definitiva che sarà un’estate dalla vocazione outdoor, Nike ha rilanciato il sandalo Air Deschutz, che come tutte le silhouette fuori dagli schemi ha sempre diviso animi e opinioni, tra chi li trova ripugnanti e chi invece non vede l’ora di indossarli. 

Al di là del gusto personale, la diffusione di questa estetica è la prova di un problema più ampio, di una prassi portata avanti dall'industria della moda che è in grado solo di appropiarsi di culture e sottoculture, cannibalizzandole, sfruttandole, svuotandole del loro carattere originario, dando vita a cicli e trend sempre più brevi e superficiali. A questo punto la discussione sul futuro della moda dovrebbe concentrarsi più sulla domanda: cosa faremo una volta che non ci saranno più sottoculture da cui copiare?