
Il CDFA e il British Fashion Council chiedono un'industria più lenta e sostenibile Con una lettera aperta, i designer inglesi e americani invocano ritmi più lenti e maggiore qualità dei prodotti
Una delle conseguenze principali della crisi del fashion innescata dalla pandemia di coronavirus, è stata una presa di coscienza da parte di alcuni fra i principali player della moda, tra cui Giorgio Armani e Dries Van Noten, circa l’insostenibilità dell’attuale modello stagionale che regola i meccanismi del fashion retail.
Oggi anche il Council of Fashion Designers of America e il British Fashion Council si sono uniti al dibattito pubblicando un messaggio congiunto dal titolo The Fashion Industry's Reset. Il documento invoca un radicale ripensamento delle modalità in cui designer e brand conducono il proprio business e presentano le proprie collezioni. In particolare il messaggio insiste sui ritmi serrati dell’industria e sull’inadeguatezza del modello stagionale:
Per molto tempo, ci sono state troppe consegne e troppe merci generate. Con l'accumulo di inventario esistente, designer e retailer devono anche guardare il ciclo delle collezioni ed essere molto strategici sui loro prodotti e su come e quando intendono venderli. […] Un ritmo più lento offre anche l’opportunità di ridurre lo stress dei designer e dei loro team cosa che avrà ripercussioni positive sul benessere dell’industria.
Appare chiaro che, pur parlando dalla propria posizione indipendente, Armani, Van Noten, il CFDA e il British Fashion Council condividono un messaggio comune e condiviso da gran parte dell’industria. Da parte dei grandi conglomerati del lusso, però, non giungono risposte chiare né si sentono voci che appoggino il punto di vista di chi invoca una moda più lenta e sostenibile.