
Evisu e la storia di come il denim giapponese ha conquistato il mondo Dal distretto di Osaka ai video rap, come Evisu ha re-inventato il denim
Comincia (quasi) tutto con James Dean.
La quasi ossessiva fascinazione dei giovani giapponesi per l’estetica americana coincide pressappoco con l’uscita di Gioventù Bruciata, nel 1955, in cui Dean indossa appunto un paio di jeans. È proprio nel secondo dopoguerra che si sviluppa la Ametora, - “American Casual” - una nuova subcultura che nasce dall’attrazione giapponese per il denim americano, per la sua iconicità e per la sua potenza narrativa. La Ametora aveva tutti i connotati di una subcultura, anche nella sua sovversività:
«L'unico capo d'abbigliamento veramente controverso è il jeans. A un certo punto divenne il simbolo del fuorilegge. Al college gli studenti li indossavano, e i professori li cacciavano dalla classe perché erano troppo "sexy"», racconta Masayoshi Kobayashi nel documentario Weaving Shibusa.
Kobayashi è il fondatore di The Flat Head, un brand di denim della prefettura di Nagano, nel 1996, nato pressappoco nello stesso periodo in cui, ad Osaka, si andavano formando gli Osaka 5, di cui Weaving Shibusa racconta la storia.
Dalla metà degli anni ‘00 in poi su mercato e stampa occidentale si cominciano a perdere le tracce di Evisu, colpa dei cambiamenti dei fashion trend occidentali, di un massiccio spostamento verso la Cina e di un cambio di proprietà. Fino allo spot di Travis Scott in Evisu dello scorso novembre e all’annuncio della collaborazione con Palace l’unico modo per ricevere qualche news su Evisu e sulle sue ultime collezioni era il South China Morning Post. Il crescente interesse però attorno alla moda d’archivio, il ritorno del denim e l’avvento del nuovo lusso sono però tutte condizioni che giocano a favore del brand, che facendo leva sulla sua artigianalità giapponese può tornare ad essere un player importante nel complesso sistema del fashion system moderno.