Come viene raccontata la moda in televisione Perché l'industria della moda non ha ancora trovato il suo linguaggio in TV

È inutile girarci intorno: la moda in televisione non funziona quasi mai. Nonostante i numerosi tentativi, sembra che sulla “fashion television” esista una maledizione. L’unico programma che resiste è Project Runway, tanto che viene da domandarsi se non sia stato proprio lui a maledire sui suoi avversari. Ma le vie della moda sono infinite e, dopo l’esplosione dei servizi di streaming, gli ultimi a scendere in campo sono i due competitor per eccellenza: Netflix e Amazon Prime Video

Dopo il loro "auf Wiedersehen" a Project Runway, Heidi Klum e Tim Gunn (squadra che vince non si cambia) sono tornati alla conduzione di un nuovo show: Making the Cut (dal 16 luglio su Prime Video con la seconda stagione), un reality alla ricerca del nuovo it-name che sconvolgerà il mondo del fashion. Protagonisti 10 designer e imprenditori da tutto il mondo e di tutte le età, che si sfideranno sia nel taglia e cuci sia in ambito imprenditoriale, in palio la “modica” cifra di 1 milione di dollari (impensabile per la TV generalista). Al loro fianco, una squadra di giudici composta da Winnie Harlow e Jeremy Scott, affiancati da giudici special guest, tra cui Prabal Gurung e Shiona Turini. Making the Cut è forse il programma più costoso nella storia della fashion tv, ma non è l’unico che ha visto la luce negli ultimi anni: su Netflix è disponibile Next in Fashion, un (altro) reality condotto da Alexa Chung e Tan France (star di Queer Eye), definito però "un passo falso" per Netflix. 

Heidi Klum & Naomi Campbell in 'Making the Cut'
Chiara Ferragni in 'Making the Cut'
'Next in Fashion'
'Next in Fashion'
'Project Runway Italia'
'Project Runway Italia'
Lodovica Comello & Simone Marchetti, 'Mix & Match'
'Ma come ti vesti?'
'Buccia di banana'
Fiammetta Cicogna & Greta Ferro in 'Made in Italy'
Margherita Buy in 'Made in Italy'

A onor del vero, c'è da dire una cosa: anche quando un progetto viene messo in piedi, la sua maggiore risonanza è sui social, mentre gli ascolti sono sempre molto bassi. Senza contare che i soldi in TV scarseggiano e che gli investimenti sulla moda sono sempre molto, molto costosi (si pensi a uno show del passato come Donna sotto le stelle, la cui messa in scena oggi sarebbe impensabile). La maggior parte dei programmi di moda non riesce così a piantare radici stabili e chiude dopo poche edizioni. Il che spiega anche perché personaggi come Chiara Ferragni conquistano sempre più spazio (ma quasi mai sulla generalista), o perché quando Anna Dello Russo va ospite da Daria Bignardi (L’assedio, sul NOVE) serve un filmato introduttivo che spieghi al pubblico chi sia Anna Dello Russo. La televisione, in breve, si trasforma in un mercato ancillare di cui agli appassionati di moda non importa un granché. È sempre più chiaro che il futuro della (fashion) TV stia nelle possibilità offerte dal web. La generalista, al massimo, investe per garantirsi l’esclusiva sulle repliche de Il diavolo veste Prada, che a quasi 15 anni dalla sua uscita sembra essere l’unico contenuto di moda che interessi al pubblico. Come direbbe Miranda Priestley: avanguardia pura