
Lo skate nei primi 2000, Pharrell e la storia dello streetwear: intervista a Ross Westland nss magazine ha intervistato il direttore creativo europeo di Billionaire Boys Club
Nel lontano 2003, quando ancora la parola streetwear apparteneva ancora al gergo tecnico di pochi appassionati, Pharrell Williams insieme al leggendario NIGO, founder di A Bathing Ape, e al designer Sk8thing crearono Billionaire Boys Club. Era la prima volta che una grande personalità della musica e un grande designer di streetwear collaboravano a un simile progetto, ma anche la prima volta che la fama di NIGO e dello streetwear giapponese toccavano il mainstream della società occidentale e forse anche la prima volta in cui moda, musica e cultura skate diventavano parte di un progetto più ampio che, oltre ai vestiti in sé stessi, agiva in una sfera culturale nuova. Fra tutti i brand OG, Billionaire Boys Club (insieme al suo brand “gemello” Icecream) è anche uno di quelli che è rimasto più fedele alle proprie radici, ma tenendo o sempre le proprie collezioni in comunicazione con indovinate collaborazioni e un occhio sempre fisso sulla moda d’archivio e la cultura che lo ispira.
Per capire meglio qual è lo stato attuale del brand, da dove viene e dove andrà nel prossimo futuro, nss magazine ha intervistato Ross Westland , direttore creativo di Billionaire Boys Club EU, in occasione dell'opening Satellite Store all'interno di Galerie Lafayette Champs Élysées a Parigi.
Qual è il rapporto fra Billionaire Boys Club e la moda d’archivio?
La maggior parte dei nostri design viene da un pezzo d’archivio che viene modificato a livello di lavorazione, colore, taglio o styling. Abbiamo una grossa selezione di item vintage o d’archivio a cui ci ispiriamo sempre per i nostri lavori futuri.
Nel mondo del fashion e dello streetwear i trend hanno spesso vite brevi e insolite. Su quale scommetteresti tu per il futuro?
Sono fortunato a lavorare per un brand che non deve ricercare i trend o seguire l’opinione delle masse, quindi non saprei. Il mondo va così veloce di questi tempi che le persone si innamorano e odiano in un battito di ciglia.
Billionaire Boys Club è stato uno dei primi brand di streetwear. In seguito lo streetwear si è mosso nella direzione della moda, ma il vostro brand è rimasto fedele a quella cultura. C’è stata dietro una scelta precisa?
Ho avuto fortuna a lavorare per un brand che è stato fondamentale a lanciare un movimento e che è rilevante ancora oggi. Abbiamo fan molto appassionati e il brand è stato importante per loro per anni, non solo per i suoi prodotti ma per tutto quello che Billionaire Boys Club e Icecream si portano dietro – la loro aura. Al contempo ci sono persone che lo stanno scoprendo solo adesso, senza la minima idea del suo passato – ed è una cosa che trovo eccitante e che mi mantiene motivato. Avere fan che apprezzano l’evoluzione di Billionaire Boys Club e attrarre nuovi fan è qualcosa che mi ispira molto e spero di poter continuare a costruire. Billionaire Boys Club è unico, ha una delle storie più autentiche e ricche sulla scena e spero di poter continuare a farla crescere.