Riuscirà Kanye West a riportare la produzione Yeezy in America? Kanye dice di volerlo fare. Ma forse non è un obiettivo realistico.

Nella sua conversazione con l'host di Beats Radio 1, Zane Lowe, avvenuta alla vigilia della release di “Jesus is King”, Kanye West aveva rilasciato alcune delle dichiarazioni più conservatrici e allo stesso tempo progressiste mai rilasciate da un rapper. Kanye aveva infatti prima parlato di «riacquistare l’indipendenza alimentare» e poi annunciato di voler portare la produzione della sua Yeezy completamente negli USA, assumendo nelle fabbriche ex-detenuti afroamericani, ovvero la categoria di persone che storicamente ha più difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro dopo la detenzione.

Come spesso capita, Kanye ha aggiunto una quantità enorme di informazioni, alcune delle quali rilevanti ma passate in secondo piano di fronte all’enorme quantità di dati da elaborare. Già in quell'occasione infatti aveva parlato di «bisogno di lavorare per la ripresa del nostro pianeta e avere l’umiltà di capire che non potremo distruggere la Terra - possiamo distruggere le risorse e quindi distruggere noi stessi». In questo senso non può essere considerata una sorpresa la presentazione della nuova Yeezy Foam Runner avvenuta durante l’ultimo Fast Company's Innovation Festival: una silhouette realizzata con una schiuma a base di alghe e non di  combustibili fossili tossici, subito etichettata dal pubblico di Twitter e Instagram come la "Yeezy Crocs". Kanye ha poi ribadito che «il nostro obiettivo nei prossimi due anni è riportare l’industria in America: Sud America e Nord America» e ha aggiunto di aver già spostato l’HQ di Yeezy nel suo ranch di Cody, in Wyoming.

Lo sneaker-game, d’altronde, è oggi un complesso gioco di equilibrio politico. Nel novembre del 2016 New Balance si ritrovò a fronteggiare diverse critiche dopo aver espressamente supportato la decisione di Trump di ritirarsi dal TPP: «L'amministrazione Obama non ci ha ascoltato e francamente sentiamo che con il Presidente Eletto Trump le cose andranno nella giusta direzione», aveva detto il brand al Wall Street Journal, tanto da portare il rapper e appassionato di new Balance Action Bronson a dire: «Donerò una quantità enorme di New Balance e Yeezy agli immigrati in difficoltà di New York». Addirittura sui siti di alt-right ed estrema destra americani cominciò a circolare la definizione delle New Balance come delle «vere sneaker dei bianchi americani». Anche Under Armour - che nel 2017 ha inaugurato la sua prima linea di apparel prodotta interamente nel centro di Baltimora - si è ritrovata a far i conti più volte con la politica, prima definendo, tramite il suo CEO Kevin Plank, il Presidente Usa «pro-business» e «una vera risorsa per il paese» e poi prendendone le distanze dopo l’attacco insensato di Trump alla città di Baltimora, vero cuore della produzione USA, proprio quella parte di America dove tutti pare vogliano riportare le loro industrie, per sottrarle al nemico giurato dell’economia americana, ma dove nessuno ha la forza di ritornare. Neanche Kanye West o Donald Trump.