
Da Bari sognando Milano - Intervista a Sgamo In arrivo una collaborazione tra il DJ pugliese, Laced Up Community e nss
Nella giungla della night life milanese, per emergere artisticamente è necessario un giusto dosaggio di fortuna, perseveranza e talento, ma soprattutto la capacità di saper raccontare una storia autentica e sincera.
Questo potrebbe bastare a descrivere la storia che da qualche anno lega Alessandro "Sgamo" Nuzzo alla città di Milano. Dopo anni di party e dancefloor, aiutando la crescita della cultura streetwear milanese, Sgamo ha scelto di rendere omaggio al suo percorso, grazie a una collaborazione con Laced Up Community e nss, coronata dal drop di una tee esclusiva, che racconterà le ispirazioni, la passione per le Nike Air Max 95, la gratitudine verso Milano e il legame con la crew di Propaganda.
Se nasci a Bari, precisamente a Japigia, ultimo quartiere a Sud della periferia, è normale che ad un certo punto anche la tua comfort zone inizi ad restringersi, soprattutto se, nonostante il mare, il paesaggio intorno alterna case senza balcone e terrazze abusive. La ricerca ha portato il DJ classe 1990 prima a Roma poi Londra, Parigi e Svizzera, fino a trovare la stabilità a Milano, città alla quale è dedicato anche il titolo del mixtape alla base del progetto della t-shirt: "Musica per quando vuoi andare a vivere a Milano".
Che sia punto di arrivo o di passaggio Sgamo non lo sa ancora, di certo questo progetto racchiude la passione della scena musicale di Milano, le culture giovanili nate negli ultimi anni e il senso di aggregazione delle community, che ha fatto avvicinare la provincia del sud Italia alla metropoli.
#1 Sappiamo che sei di Bari, quali sono state le più grandi difficoltà una volta trasferito a Milano, quali aspetti della città ti hanno invece aiutato come DJ?
Dopo ogni tappa del mio percorso, ovunque andavo mi rimbombavano nella testa i consigli degli amici che mi dicevano “Perché non te ne vai a Milano?” - “Sai uno come te a Milano spaccherebbe” - “Solo a Milano puoi fare un lavoro creativo e crescere”. La difficoltà era quella di trovare il modo per accumulare i soldi per una caparra ed entrare in un appartamento, per farlo ho dovuto lavorare sodo ed aspettare il mio momento.
Così dopo un paio di numeri giusti ce l’ho fatta, ho preso un sola andata a ottobre 2017 che mi ha portato direttamente al Purgatorio, Tucidide 56. Da quel momento è stato un seguirsi di nottate al nitro e pomeriggi di strategia. Ricordo perfettamente che aprivo Facebook, individuavo gli eventi dove avrei dovuto comparsare e studiando le coincidenze delle linee notturne, apparivo magicamente in 3 eventi nella stessa sera e stringevo più mani possibili.
Milano ha una rete molto intersecata di contatti e per quanto mi riguarda, anche se nessuno sapeva di tutto quello che avevo già fatto fino a quel momento, col senno di poi non è stato difficile imporre in poco tempo la mia visione, e non appena ho potuto esibirmi il mio status in città è cresciuto rapidamente.
#2 Perché il mixtape ha preso proprio questo nome? Come è nata l’ispirazione dietro alla t-shirt e qual è il significato della grafica?
Nel 2016 ho pubblicato una trilogia di mixtape, tutti e tre accompagnati da alcune illustrazioni che traevano ispirazione dalle situazioni che stavo attraversando in quel periodo. Non essendomi mai avvicinato alla vita da musicista ho sempre fatto molta attenzione alle mie selezioni musicali e a come presentarle.
Nella primavera dello stesso anno un’amica che era in viaggio mi lasciò vivere da lei per settimane, contemporaneamente i ragazzi di Propaganda mi aiutarono a resistere il più possibile.
Rientrato a casa dopo l’esperienza infruttuosa, decisi di dedicare a loro l’illustrazione di copertina. C’era il duomo, una air max e il logo snake che abbracciava il tutto. Uno dei migliori disegni di Francesco.
Mi sembrava quindi giusto celebrare l’andamento positivo degli ultimi mesi, con una t-shirt che riprendesse graficamente il claim che avevo usato per il mixtape e oggi, a tre anni di distanza, è come se si fosse allineato tutto.
#3 Quali artisti ti hanno ispirato di più nel tuo percorso musicale?
L’artista che mi ha fatto cambiare l’approccio che avevo alla musica è stato sicuramente Lil Wayne, penso sia il vero genio trasportatore di tutto quell’immaginario della seconda metà dei primi 2000, la sua creatività non aveva sosta all’epoca e lo reputo tra i greatest rapper di sempre sul podio con Juelz Santana e Gucci Mane.
In Italia mi appassionai alla complessità dei testi di Dargen D’Amico, soprattutto nelle collaborazioni con Crookers, a lui devo tutta quella pazienza e quella capacità di permettermi di scoprire il significato di alcune parole e sensazioni. Negli stessi anni mi sono innamorato di Rusko, dj e producer inglese, vederlo live è stato la svolta nel mio percorso.
Crescendo ancora ho studiato i passi di chi c’era prima e ho scoperto Dj Screw che 20 anni fa aveva messo Houston sulla mappa con il suo dopatissimo e ultralento stile di mixing, il chopped & screwed. Ad oggi il suo mood ha ispirato, tra gli altre, le creazioni di altri artisti che hanno cambiato il gioco come Drake, Kanye West, Shlohmo, Jamie XX.
Per quanto riguarda la nuova scuola europea di dj, l’energia di Jarreau Vandal è una vera ispirazione per me.