
La review della sfilata Gucci FW19 Alessandro Michele torna a Milano presentando in passerella maschere, borchie e item sportivi
Ore 15.30, via Mecenate 77. Milano si ferma per 15 minuti per assistere alla sfilata di una della collezioni più attese della fashion week italiana: la Gucci FW19.
All'interno della location gli ospiti si ritrovano avvolti in una luminosa bolla fatta di specchi, 120,000 lampadine a led emanano una luce glaciale mentre una lunga passerella circolare attende di essere cavalcata dai modelli. La sala improvvisamente si oscura mentre si percepisce un sottofondo acustico fatto da versi di animali feroci, fiere dantesche che anticipano un clima inospitale, caratteristico di molti show del designer romano. Si accendono le luci, la musica si alza: che lo show abbia inizio.
I look si susseguono rapidamente uno dopo l'altro, fin da subito Alessandro Michele decide di far vedere che dietro tutto questo c'è lui, il suo touch chic-nerd, la sua passione per l'esagerazione, lui. Cravatte e collant ricamate per le donne, borchie appuntite e doppio petto per lui. Gucci mescola le sue mille personalità, mettendole tutte in scena: ci sono look sofisticati e romantici fatti di voilant e merletti ma anche provocatori e strong fatti di leather jackets e gioielli gold. Impossibile non notare il profondo lavoro che c'è dietro ogni singolo look, materiali diversi mescolati grazie a un profondo lavoro di styling. Trame floreali che incontrano il tartan, look oversize anni '70 alternati da rock garments. Gucci mette in scena Gucci, confermando la sua filosofia anticonformista ma deludendo un po' le aspettative del pubblico italiano che attendeva, per il suo grande ritorno a Milano, una rivoluzione dopo la trilogia francese.
Magari non è possibile parlare di rivoluzione, magari Gucci non è ancora pronto ad aprire un nuovo capitolo, ad unirsi al filone street, ma quanto effettivamente tutto questo sarebbe in stile Michele? Ciò che però è impossibile non ammirare è l'abilità del brand di inscenare collezioni in cui i dettagli riescono ogni volta a fare la differenza. Gucci è tornato a casa.