I brand di moda sono ancora in grado di imporre nuovi canoni estetici? Cosa succede quando Chloé posta su Instagram una foto di Paloma Elsesser, modella plus size

Qualche giorno fa sulla pagina Instagram di Chloé sono comparse, tra post bucolici, immagini di fiori e dettagli di petali, le foto di una modella nuda, con i lunghi capelli bagnati, sdraiata su una spiaggia dalla sabbia nera, a simboleggiare l'importanza del rapporto tra uomo e natura, da sempre uno dei temi più cari a Gabriela Hearst, neo direttrice creativa della maison. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano, non è la prima volta che un brand di moda ritrae una modella nuda, e non sarà di certo l'ultima, se non fosse che la modella scelta da Chloé è Paloma Elsesser, una delle modelle plus size e body positivity advocate di maggior successo degli ultimi anni, che insieme a Jill Kortleve e Ashley Graham, sta cercando di portare maggiore diversity sulle passerelle e nelle campagne di moda.

Se i commenti degli utenti della pagina IG di Chloé erano già piuttosto scettici e critici nei confronti della nuova direzione intrapresa del brand, le immagini di Elsesser hanno scatenato reazioni durissime. Oltre ai soliti commenti di body shaming, qualche utente ha commentato scrivendo "This is not necessary", "Why", "And what has nudity got to do with your bags and clothes???", oltre ai centinaia di "Unfollow", come per insinuare che quella di Chloé fosse un'operazione di show-off ben calibrata per scatenare la tempesta di commenti che puntualmente è arrivata. In queste reazioni non c'è nulla di sorprendente, ma il caso Chloé, se così vogliamo chiamarlo, ha poco a che fare con la body positivity, ma impone invece una riflessione sul ruolo che hanno i brand di moda nella formazione di un gusto condiviso, nell'imposizione di un canone di bellezza comune. 

Nel scegliere Paloma Elsesser Chloé ha preso una decisione politica ed estetica, dettata dall'intenzione di lanciare un messaggio molto chiaro nel settore, soprattutto nel panorama del lusso, dove la diversity fa ancora fatica a prendere piede, e dove farsi portavoce del movimento è relativamente facile. Come sottolinea bene un utente su IG, si tratta di un'operazione di marketing efficace, una mossa di successo per la brand reputation, che non cancella però il fatto che per quante modelle possano solcare la passerella durante uno show (in media non più di tre), le taglie dei vestiti in negozio non vanno mai oltre la 44.