
Il realismo contemporaneo di "Ultras" Il primo film di Francesco Lettieri disponibile da oggi su Netflix
L’esordio alla regia di Francesco Lettieri - disponibile da oggi su Netflix - parte con una sfida: raccontare l'ultima subcultura italiana, oggi in via d'estinzione. Raccontare i riti, le regole e le personalità che compongono il mondo degli ultras è un compito complesso. In primis perché gli stessi ultras non sono interessati a raccontarlo, e poi perché l'opinione pubblica ha spesso associato all'idea di un ultras una descrizione molto chiare: l'ultras è un violento, un criminale, un individuo senza valori. Il calcio inoltre, è storicamente un argomento molto complesso da trattare al cinema, e i risultati eccellenti sono davvero rari.
In Ultras tuttavia il calcio è fatto di cori, sciarpe e partite alla radio (in tutto il film c'è solo una sola scena in cui si gioca a pallone, e in maniera amatoriale) e gli ultras sono raccontati sia nei panni degli scontri da stadio sia nella loro - spesso squallida - quotidianità. Il mondo del tifo organizzato diventa il contesto per un racconto del reale contemporaneo che non poteva fare a meno di Napoli (la città natale di Lettieri), intesa come luogo, ma soprattutto come realtà culturale e linguistica.
La storia di Ultras, scritta dallo stesso Lettieri insieme a Peppe Fiore, ruota attorno allo scontro generazionale in un gruppo di tifosi del Napoli, gli Apache, durante le ultime settimane di un campionato di Serie A che il Napoli rischia di vincere. Sandro - detto 'O Moicano (Aniello Arena) - è lo storico capo del gruppo che insieme agli altri ultras della prima ora (Barabba, 'O Mericano e MacIntosh) ha passato tutta la vita allo stadio guadagnandosi rispetto, ammirazione e anche un DASPO, che lo allontana fisicamente ed emotivamente dallo stadio. Sandro sente per la prima volta il bisogno di una vita normale, incontra Terry (Antonia Truppa) e sente che quella vita è per la prima volta a portata di mano. I giovani - 'O Pechegno e 'O Gabbiano (Simone Borrelli e Daniele Vicorito) - scalpitano per dettare le regole e scalzare i vecchi capi all'interno del gruppo, vogliono fare gli scontri e partecipare all'attesissima trasferta a Roma. Le due generazioni si scontrano e in mezzo finisce il gruppo di amici di Angelo (Ciro Nacca), che ha sedici anni e considera Sandro la sua guida, la persona che ha preso il posto di suo fratello Sasà, morto anni prima durante gli scontri di una trasferta.
Ultras è un film d'esordio con alcuni limiti del caso, ma il risultato finale rimane notevole. Si tratta di un film con l'ambizione di affrontare una tematica complessa e inesplorata come quella del tifo organizzato e lo fa mantenendo una distanza, senza scivolare in facili stereotipi e senza neanche mitizzare la violenza e il Male. Ultras non fa pensare a predecessori illustri come Green Street, è un film diverso legato ad un'estetica nuova ed originale che forse con il passare del tempo lo renderanno un cult dei giorni nostri.