
Cosa significa la collaborazione di Virgil Abloh con il Louvre? Come la black community sta riprendendo il proprio spazio nel mondo dell’arte
«Sono sempre stato affascinato dal lavoro di Leonardo Da Vinci - già dagli anni dell’università, in Wisconsin, durante le lezioni di arte. Mi interessavano molto non solo i suoi dipinti ma anche l’influenza che aveva in diverse discipline che non erano l’arte: scienza, ingegneria, architettura».
Sono le parole di Virgil Abloh, che si è laureato proprio in architettura, pronunciate in occasione del lancio della collezione realizzata da Off-White™ per il Museé du Louvre per i 500 anni dalla morte del genio italiano, la cui influenza su Abloh non è né recente né tanto meno sorprendente, considerato il modo polivalente in cui il designer ha sempre approcciato l’arte e la moda.
Tyler Mitchell, il primo fotografo nero nonché il più giovane in assoluto a scattare una cover di Vogue - nel numero di settembre 2018 che ritraeva Beyoncé in copertina - è entrato lo scorso agosto nella collezione dello Smithsonian, proprio con un ritratto di Bey. Ovviamente, la nomina di Virgil Abloh, e cioè di un afroamericano di Rockford, Illinois, a direttore creativo di Louis Vuitton rappresenta il culmine in questo processo, così come il fatto che un brand di streetwear - dello stesso direttore artistico afroamericano - entri al Louvre dalla porta principale: «Voglio mettere insieme questi due mondi che sembrano così diversi tra loro: la moda e l’arte classica. É una parte cruciale del mio lavoro essere capace di dimostrare che un pezzo, non importa quanto esclusivo sembri essere, è accessibile a tutti», ha detto Abloh in occasione dell’annuncio della nuova collezione, ribadendo una volta di più l’intenzione di modificare le vecchie regole della distribuzione e del possesso dell’arte, oltre che la definizione di cosa possa essere inteso oggi come arte o come lusso.