Un'analisi della campagna That Feeling When Gucci La campagna di Michele che sfruttava la meme art avrà raggiunto i risultati sperati?

Un'immagine vale più di mille parole.

Lo sa bene anche Alessandro Michele che per il lancio della nuova collezione di orologi Le Marchè des Merveilles di Gucci ha chiesto ad artisti internazionali come @williamcult, @beigecardiganm, @emilianoponzi o @thedrawingdoor racchiusi nell'hashtag #TFWgucci, di creare dei meme che li rappresentassero partendo dal concetto That Feel When Gucci

Buona idea, penserete, dato che i meme sono diventati un linguaggio universale in grado di esprimere qualsiasi concetto in modo efficace. Peccato però che in molti abbiano storto il naso accusando di possibile indebita appropriazione culturale la label fiorentina.

La paura era che si ripetesse quanto già accaduto ad esempio con Zara o Kylie Cosmetics e cioè sfruttare lavoro ed idee di giovani artisti indipendenti senza render loro nè merito nè compenso.

Nel caso di Gucci il pericolo è stato scongiurato e i collaboratori sono stati tutti accreditati, pagati e celebrati durante il corso della campagna, ma alcuni interrogativi restano: sono i grandi marchi di moda a cannibalizzare le nuove forme di linguaggio nate in rete o è vero il contrario?  Instagram è la nuova agenzia pubblicitaria? Marketing estremo o solo un modo per aderire alla realtà contemporanea? Gucci ha bisogno di sconosciuti per inventarsi una campagna pubblicitaria? Quella del brand italiano si è rivelata una scelta realmente vantaggiosa?

A questa ultima domanda ha provato a rispondere la piattaforma Dash Hudson con un pò di statistiche.

TOTAL REACH: 120,089,317 

TOTAL LIKES: 1,986,005 

TOTAL COMMENTS: 21,780 

AVG. ENGAGEMENT RATE OF ALL 30 MEMES: 0.5%

Tradotto: significa che #TFWGucci ha superato tutti i contenuti precedenti di Gucci, ottenendo un successo quasi clamoroso.

Niente male. Bravo Michele.