I 5 migliori Easter Egg visti nelle ultime sfilate E voi li avevate riconosciuti tutti?

Al di là delle apparenze del lusso e della costruzione degli abiti, la moda è un sistema di costruzione di significati. Questi significati possono cambiare a seconda del designer ma soprattutto, all’interno di una collezione, un designer può inserire dettagli nascosti, sorprese e riferimenti che si notano solo dando un secondo e più approfondito sguardo. Oggi il mondo della moda va forse meno per il sottile che negli anni ’90 – nondimeno, abbiamo pensato di raccogliere i migliori Easter Egg visti nelle sfilate dell’ultima stagione per dimostrare come spesso, dietro a un semplice abito o accessorio, possano nascondersi ispirazioni e riferimenti impensabili.

1. La borsa di Bottega Veneta con il logo Ministero della Cultura

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Per Mathieu Blazy, abbracciare l’heritage italiano di Bottega Veneta non significa solo impiegare gli artigiani vicentini che da decenni lavorano nelle fabbriche del brand ma creare un affettuoso ritratto della realtà che lo circonda. Dal taglio curvo dei completi che ricorda le sculture di Boccioni al manico della Sardine Bag che rifà il Maiastra di Brancusi, le citazioni al patrimonio italiano non mancano. La più strana, perché più istituzionale delle altre, è stata la borsa in pelle, illusionisticamente simile a una normale borsa di carta, stampata con i loghi del Ministero della Cultura e della Galleria Nazionale di Cosenza. 

2. LGN Louis-Gabriel Nouchi rifà American Psycho

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A poco meno di trent’anni dalla sua tragica fine, Kurt Cobain continua a essere un’ispirazione senza fine per la moda. Anche se torna con una certa ricorrenza, il maglione a righe rosso e nero indossato spesso indossato da Cobain è apparso in due diverse collezioni quest’anno: la Black Tie di Valentino e poi nel recente lookbook di HEAVN by Marc Jacobs, indosso a niente meno che Michele Lamy in versione rosso e bianca e con scollo a V. 

5. Undercover ricama sugli abiti una copertina di Dracula

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Ovunque nell’ultimo show parigino di Undercover, e non solo sui completi, ma anche sulle gonne a tulipano apparse a fine show, apparivano delle mani ricamate che il resto della stampa ha definito «evil witch hands» e «Grinch-like» ma che in realtà rappresentano la più esoterica delle reference alla copertina di un’edizione del 1979 di Dracula pubblicata da Penguin Books – un richiamo così peregrino e apparentemente casuale che dà la misura di quanto colto e caotico insieme riesca a essere Undercover, a quanto i suoi abiti riescano a essere familiari ma in realtà diversi da chiunque altro.