Virgil Abloh torna a casa con lo show FW22 di Louis Vuitton Uno show finale che è un inno alla forza dell’immaginazione

«Una delle parole più usate da Abloh, “immaginazione” era ciò che alimentava i suoi sogni. È ciò che lo ha portato da Louis Vuitton e ciò che definisce il suo lascito alla maison. Eseguito in otto parti, dal 2018 al 2022, il lavoro del direttore creativo non si è mai accontentato di immaginare soltanto abiti e accessori. Lui voleva fare evolvere i valori umani di cui carichiamo il linguaggio del vestire e sperimentare come questi significanti sociali, politici e culturali possono usare per implementare un cambiamento al di là del mondo della moda», così spiegano le show notes che descrivono lo show FW22 di Louis Vuitton, l’ultimo disegnato da Virgil Abloh e, forse, anche il più grandioso nell’impianto e nel concetto. Sempre le notes descrivono quello di Abloh come un arco narrativo, evolutosi attraverso otto collezioni e culminato con lo show svoltosi poco fa al Palais Royal di Parigi

Una delle parti migliori della collezione sono state le borse: proprio perché borse e zaini sono il prodotto più iconico di Louis Vuitton, il lavoro di sovversione delle aspettative e dei pregiudizi di Abloh ha stravolto la stampa Damier facendola diventare un’illusione ottica, la pelle dei borsoni diventa ora pelliccia shearling, ora mosaico di cuoio e PVC, le borse di coccodrillo sono tinte in tie-dye e ricoperte da una gommatura mentre, al contrario, le borse da Triathlon e le protezioni usate nelle arti marziali si trasformano in accessori di lusso. Un tipo di visione, infusa di elementi autobiografici e ragionamenti culturali, che le note descrivono così:

«Per Virgil Abloh, i limiti sono una cosa creata dall’uomo. Si immagina l’aspetto del Paradiso in Terra, interpreta i fiori come simbolo della diversità umana e trova la civiltà nel romanticismo di Parigi. Ha una passione per il surrealismo ma il suo lavoro non si risolve mai in un passivo escapismo. Tutto il suo ethos si basa sul desiderio di confrontarsi con i problemi del mondo – e si accosta a quel desiderio con fervente pragmatismo. Quando la razionalità non fa del mondo un posto migliore, lui si chiede se il suo opposto ci riesce».