
5 designer che fanno dialogare moda e architettura Due discipline creative solo apparentemente distanti fra loro
Diventare un fashion designer o il direttore creativo di un grande brand può spesso essere una strana strada. Sono molti infatti i top player della moda arrivati dove sono dopo un percorso multidisciplinare – cosa che fino a dieci anni fa poteva essere percepita come un limite ma che adesso è vista come una ricchezza. La moda è sempre più multidisciplinare e dialoga con vari ambiti della creatività – ma ce n’è uno, quello dell’architettura, con cui il dialogo e il rapporto rimangono da sempre privilegiati. Il motivo risiede certamente nella natura costruttiva di entrambe le discipline che, pur con materiali e risultati diversi, crea spazi per i macro e i microcosmi dell’uomo, per le sue città e il suo corpo. I rapporti fra moda e architettura sono fra i più vari: si può andare dal fashion desginer che ha un background di architetto fino al direttore creativo che flirta con grandi architetti; o anche di passioni squisitamente personali che però si fanno strada sulla passerella.
Per raccontare questo rapporto fra due discipline solo apparentemente distanti, la redazione di nss magazine ha scelto cinque designer che hanno fatto dialogare moda e architettura, ciascuno a modo proprio.
Virgil Abloh
La fondatrice di Comme des Garçons, Rai Kawakubo, è una designer tanto leggendaria quanto schiva e sibillina. Una delle sue interviste più celebri fu per Dazed & Confused Magazine, nel ’95, con Paul Smith nel ruolo del giornalista. Fu in questa occasione che, nel suo classico stile secco e brevissimo, Kawakubo disse: «Mi piacciono la semplicità e la spaziosità di Le Corbusier». Ma quello che potrebbe sembrare solo un commento casuale, racconta invece di un rapporto ben più profondo. Sia perché la designer si occupa materialmente di architettura, disegnando gli spazi dei propri negozi, sia perché, come il critico e scrittore inglese Deyan Sudjic scrisse in nel saggio Rei Kawakubo and Commes des Garçons del 1990: «Non è troppo inverosimile vedere l'influenza del suo modernismo purista nella sua astrazione della moda nei fondamenti della consistenza, della forma e del colore».