
La stupenda modernità del Louis Vuitton di Pharrell e Nigo Il menswear firmato dal dinamico duo è un lucido, ottimistico riflesso dei nostri tempi
Dopo ogni rivoluzione, arriva la normalizzazione. Ai suoi tempi, Virgil Abloh portò un cambiamento radicale da Louis Vuitton – ma dopo la sua scomparsa, ancora compianta, il compito di Pharrell è stato quello di prendere le sue vulcaniche innovazioni e codificarle in un sistema preciso, nitido, che è sì commerciale ma che ha anche il pregio di raccontare la versione più elevata del menswear di oggi. Lungi dal proporre alternative e possibilità, che potrebbero o meno funzionare, il Louis Vuitton di Pharrell ha i piedi fermamente fissati nella realtà, il suo guardaroba (il cui stile è stato ribattezzato “dandy streetwear” dal direttore creativo) rappresenta un “sé ideale” dell’uomo di oggi in cui le suggestioni vintage di una sartoria rigorosa ma accogliente elevano e rendono più adulti gli elementi più sportivi e quotidiani degli abiti. I suoi look hanno una pulizia, una generosità di proporzioni e dettagli e una portabilità così completa che appaiono come dei classici moderni. Giunto alla sua settima collezione per il brand, e adesso con il grande footwear designer Thibo Denis nella propria squadra, Pharrell sembra aver trovato una propria formula fatta di sartoria preppy e skatewear nella stessa misura, pop e classica insieme. È una formula che non prevede enormi variazioni, anche se si è dimostrata abbastanza flessibile per assorbire atmosfere ora western ora marinaresche nel tempo, e che soprattutto va sorvegliata e tenuta in un preciso equilibrio – ma dopo la SS25 della scorsa estate, in cui la modernità delle inflessioni sportswear offuscava la ricercatezza degli elementi più sartoriali e “nobili”, lo show FW25 ha messo ancora di più a fuoco ciò che funzionava così bene del gusto e della visione di Pharrell.
Per essere Louis Vuitton, in effetti, e dunque un brand che fonda molto del proprio potere sulla forza dei loghi e sulla nonchalanche con cui essi sono presentati, la collezione fa affidamento su tagli e materiali con estrema sicurezza e disinvoltura. Il che non significa che i loghi siano assenti ma che, anche quando dominano outfit come completi grigi, chiodi di pelle e capispalla lo facciano senza mai oltrepassare la linea che separa l’estroso dall’eccessivo. L’impronta di Nigo poi, che porta tecniche come le tessiture shippo e kasuri o i ricami boro e sashiko, rafforza molto quell’idea di maestria artigianale insieme classica e moderna che dà alla collezione la sua patina di freschezza. L’impressione finale è quella di un guardaroba molto strutturato, molto dettagliato, la riconoscibilità delle cui silhouette non diventa mai prevedibilità ma solo pienezza e lucidità di visione. Aiuta anche che i dettagli di lusso che elevano pezzi anche assai quotidiani siano immediatamente evidenti: quello di Pharrell e Nigo è una concezione del lusso materica e immediata, per nulla cerebrale, anzi solida ed energica. Non è una moda di per sé rivoluzionaria o intellettuale ma allo stesso tempo non c’è forse nessuno oggi sulla scena del lusso o dello streetwear che sia capace di portare in passerella uno stile così nitidamente centrato, eseguito senza sbavature.