La storia dell’omicidio Gucci – “Sangue sul marmo” E02 Il secondo episodio della serie true crime dedicata all'omicidio Gucci

Tre appuntamenti - ogni mercoledì - per raccontare la storia di Maurizio Gucci e tutti gli eventi che la precedettero. Il primo episodio, che racconta dell'ascesa di Maurizio ai vertici dell'azienda, può essere letto cliccando questo link.
Per farlo, abbiamo diviso la storia in tre episodi, che si focalizzeranno rispettivamente sull'ascesa di Maurizio Gucci ai vertici dell'azienda, sul suo omicidio e sulle indagini che ne scaturirono. Per comodità espositiva, presentiamo qui sotto un sintetico albero genealogico della famiglia Gucci in cui abbiamo evidenziato i protagonisti principali dei fatti.

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La fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 furono un momento denso di transizioni per Gucci: nel 1989 venne chiamata dall’America la prima vera direttrice creativa del brand, Dawn Mello, che ebbe il difficilissimo compito di ripulire la reputazione del brand dopo anni di licenze e franchise selvaggi che l’avevano irrimediabilmente diluita. Il lavoro di Mello fu essenziale nel risollevare le sorti del brand in un delicato momento di transizione di poteri e preparò il terreno per l’arrivo trionfale di Tom Ford, l’Uomo del Destino che traghettò il mito di Gucci nel nuovo millennio. Prima di questo momento trionfale, che comunque si verificò solo dopo che l’azienda era stata strappata via alle rissose mani della dinastia Gucci, le acque in cui la famiglia navigò per oltre un decennio rimasero tempestose, trovando una relativa calma solo dopo la morte di Maurizio Gucci nel 1995.

Patrizia

L'attico dei Gucci a in piazza San Babila, Milano
L'attico dei Gucci a in piazza San Babila, Milano
L'attico dei Gucci a in piazza San Babila, Milano
L'attico dei Gucci a in piazza San Babila, Milano

Una sua abitudine che andò rafforzandosi negli anni era quella di manifestare il suo crescente odio per il marito: prima per le sue spese irresponsabili; poi per il suo fidanzamento con una sua vecchia amica, Paola Franchi nel '92, che divenne convivenza nel '94. Già a partire dalla fine degli anni ‘80, infatti, Patrizia andava chiedendo a destra e a manca chi volesse uccidere suo marito, che voleva vedere morto. Lo domandò pure al suo avvocato, Cosimo Auletta, a cui disse con nonchalance: «Avvocato, che mi succede se faccio fuori mio marito?» Alla domanda l’avvocato si licenziò e avvisò Maurizio, che comunque era al corrente delle intenzioni della moglie. Secondo alcuni resoconti, infatti, nelle rare volte in cui andava a trovare le sue figlie rifiutava di sedersi a colazione o di mangiare o bere qualunque cosa fosse passata dalle mani della moglie.

Guai e Guerre

Maurizio Gucci e Paola Franchi
Maurizio Gucci e Paola Franchi
Maurizio Gucci e Paola Franchi
Campagne di Gucci all'epoca di Dawn Mello (1989-1994)
Campagne di Gucci all'epoca di Dawn Mello (1989-1994)
Campagne di Gucci all'epoca di Dawn Mello (1989-1994)
Campagne di Gucci all'epoca di Dawn Mello (1989-1994)
Campagne di Gucci all'epoca di Dawn Mello (1989-1994)
Campagne di Gucci all'epoca di Dawn Mello (1989-1994)
Campagne di Gucci all'epoca di Dawn Mello (1989-1994)
Nemir A. Kirdar, fondatore di Investcorp
Il ritratto di Kirdar
Il consiglio di Investcorp con Margaret Tatcher (1983)

Iniziano a emergere i primi pettegolezzi: Morgan Stanley ha svolto le sue operazioni per conto di un misterioso gruppo di azionisti, con alcuni che fecero addirittura il nome di Christian Dior. Infine arriva l’articolo del Financial Times di Londra: dietro l’acquisto dell’azienda c’è il gruppo arabo Investcorp. Nel frattempo Maurizio viene condannato a Milano con una sospensione condizionale della pena – se riuscirà a chiudere la sua causa civile col fisco potrà tornare a controllare il 50% delle sue azioni. La questione rimane aperta anche quando, nel 1989, il nuovo consiglio di amministrazione nomina Maurizio Gucci come il nuovo presidente di Gucci: la guerra familiare è vinta. Il successo sarebbe comunque durato solo pochi anni: dopo aver risollevato le sorti del brand mettendo a capo del team creativo prima Dawn Mello e poi Tom Ford, i debiti contratti per garantirsi il controllo dell’azienda erano diventati enormi e, in un ultimo colpo di scena, lo stesso Maurizio si trovò costretto a vendere tutto il suo pacchetto azionario a Investcorp per 170 milioni di dollari nel 1993. L’epopea dei Gucci si era conclusa per sempre.

«Per te l’inferno deve ancora venire»

Con la vendita dell’ultimo pezzo dell’azienda, Patrizia sentì di avere perso uno status che le apparteneva - ai tempi del suo amore con Maurizio era stata lei la sua più fidata consigliera. Di più: perdendo l’azienda di famiglia, Patrizia sentiva che le sue figlie stessero perdendo la sua eredità. Non bastò il gigantesco accordo per gli alimenti firmato con Maurizio in Svizzera, che le accordava un milione di franchi all'anno oltre che l’uso delle case a St. Moritz e il Creole, il veliero che Maurizio le aveva comprato a peso d’oro durante i loro tredici anni insieme. Ecco cosa ricordò la domestica di casa Gucci, Alda Rizzi:

«Dall'85 il dottor Gucci passava alla signora 200 milioni al mese, più 350 milioni in agosto per l'affitto di una barca. […] Arrivavano in contanti, li contavo io. […] Mi diceva che voleva vederlo morto. Per sostenere le spese di casa aveva accumulato debiti, aveva difficoltà anche a mantenere i cavalli delle figlie […]. Mi chiese se mio marito poteva trovare una persona che ammazzasse il dottor Gucci. Disse che voleva ucciderlo, che lui non le passava più soldi, che io dovevo aiutarla. Era seria. Io obiettai. Fosse l' ultima cosa che faccio - rispose - ma voglio vederlo morto».

Nel 1991 si ebbe la svolta. Alla Reggiani viene diagnosticato un tumore benigno al cervello che viene rimosso con successo. Accanto a lei ci sono le due figlie, la madre e l’amica Pina Auriemma ma non Maurizio. La cosa fa infuriare Patrizia che, in un messaggio telefonico che venne registrato arriva a dirgli «Per te l’inferno deve ancora venire». Nel frattempo inizia a domandare a destra e a manca se qualcuno conosce un killer a contratto per uccidere il proprio marito: lo chiese al suo fidanzato dell’epoca, lo chiese anche alla governante della propria casa, Alda Rizzi, a entrambi propose un pagamento di due miliardi di lire.

I complici dell'omicidio
Pina Auriemma
Benedetto Ceraulo e Roberto Cicala, i killer
Ivano Savioni

I killer sparano altre due volte verso il portinaio: un colpo va a vuoto, il secondo lo ferisce al braccio. Anche l’uomo cade a terra. Gli assassini tornano in auto e scappano via. Il mistero dell’omicidio Gucci era cominciato.