Quelli che abitano il Metaverso Decentraland, Sendbox, Voxels, i mondi virtuali e i loro abitanti

Secondo la BCC, quasi 2 miliardi di dollari sono stati spesi per “appezzamenti di terra virtuali” negli ultimi 12 mesi, all’interno di una serie di "mondi digitali" che conoscerete sotto il generico ed onnicomprensivo nome di Metaverso. Ma, sebbene siamo ancora lontani anni anni luce dall'idea di Metaverso come un unico spazio immersivo in cui le persone possono vivere, lavorare e giocare esattamente come nel quotidiano, l’annuncio con cui Zuckerberg ha dichiarato che facebook avrebbe cambiato nome in Meta è stato sufficiente per scatenare una sorta di strana frenesia immobiliare. A gennaio il mercato immobiliare virtuale ha avuto un picco di richieste e il costo dei terreni è aumentato fino al 500%, un entusiasmo accolto tra previsione positive da parte di alcuni esperti del settore, come Grayscale, e con scetticismo da parte di colore che si sono detti pronti a scommettere che il real estate digitale è il “the next big flop”, piuttosto che “the next big thing”. Ora, con il crollo generale delle criptovalute, Dapp Radar afferma che il mercato immobiliare del Metaverso è vicino ai minimi storici, dando man forte a tutti coloro che hanno sempre affermato che la corsa alla terra si sarebbe rivelata una bolla finanziaria pronta ad esplodere, al pari dei mutui subprime nella Wall Street del 2008. Eppure, c’è chi ancora non demorde e investe in piccoli mondi virtuali che si popolano pian piano di affezionati abitanti e in cui lo spazio riveste le funzioni più disparate.

Decentraland
Decentraland
Second Life
Voxels
Voxels
Voxels
Voxels
Voxels
Voxels

Ma quel che dicono è vero: i vari Metaversi sono poco popolati, utilizzati realmente solo quando si tengono eventi, e anche in quel caso partecipano solo migliaia, e non milioni, di persone, come è stato per la prima Fashion Week di Decentraland. Proprio Decentraland, considerato il mondo virtuale più popolato di tutti, conta solamente 8,000 iscritti e anche nel mondo virtuale in cui Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, sta investendo miliardi di dollari, i dati raccolti dimostrano che le persone "non rimarranno a lungo". Torna alla mente il modello Second Life, pioniere nella costruzione del Web3, che raggiunse il picco alla fine degli anni 2000 con milioni di utenti e centinaia di titoli eccitanti su persone che dedicavano ore della propria quotidinità alla vita digitale. Oggi la piattaforma esiste ancora e non è deserta, ospita una comunità piccola di fedeli "residenti", ma di quella febbre, di quell'ebrezza per la novità che aveva spinto adolescenti e adulti a sperimentare la piattaforma, è rimasto molto poco. Certo, la pandemia è bastata per palesare il fatto che la quotidianità per come la conosciamo non è affatto scontato e che il futuro sembra pronto a riservarci scenari distopici, ma affinché il Metaverso diventi mainstream, forse dovremo aspettare un nuovo evento apocalittico o una generazione di nativi digitali che aborre il contatto umano più di quanto non lo desideri.