
La firma di Zeus sulla salvezza della Salernitana Abbiamo intervistato Amilcare Elvo, il Designer Sport Performance dell'azienda campana per conoscere i segreti del miracolo granata
La salvezza tra l'improbabile e il miracoloso della Salernitana è stata una delle storie più belle da seguire in questo ultimo scorcio di campionato, con i campani che si sono resi protagonisti di una rincorsa folle fino alla festa finale, nonostante la sconfitta nell'ultima partita stagionale contro l'Udinese. Ad accompagnare i Pisciaiuoli sulle maglie granata ci ha pensato Zeus, lo sponsor tecnico che ormai da tre anni realizza le divise della squadra. Un sodalizio che rinforza il legame tra squadra e territorio, sempre più saldo dopo quest'ultima stagione insieme.
Abbiamo deciso di intervistare Amilcare Elvo, il Designer Sport Performance di Zeus, per sapere qualcosa in più di queste maglie che hanno fatto l'impresa.
Ciao Amilcare, come hai iniziato ad interessarti di abbigliamento tecnico e sportivo fino a creare Zeus?
Il marchio Zeus nasce aTorre Annunziata nel 1999 ed esporta il proprio prodotto in giro per il mondo in più di 50 Paesi, ed è attualmente sponsor tecnico di squadre di Calcio, Volley e Basket tra cui US Salernitana, Frosinone Calcio, FC Crotone, Callipo Calabria Volley, Federazione Camerunense e Federazione Ungherese di Volley ed in passato è stato fornitore e sponsor tecnico dell’Italia Hockey e di federazioni del calibro della RFEVB Spagna Volley.
Personalmente faccio questo lavoro si può dire fin da quando ero bambino, quando a scuola durante le più noiose ore di letteratura piuttosto che matematica, mi divertivo elaborando e rielaborando le maglie da calcio della Serie A dell’epoca, ed essendo il pieno degli anni 90 e 2000, c’era parecchio da divertirsi.
In quegli anni ricordiamo il primo modello Kombat di Kappa, piuttosto che la maglia Mizuno della Viola di Batistuta e le tanto adorate divise Lotto del mio Napoli, di cui sono tifoso sfegatato. Posseggo una collezione di più di 300 maglie da ogni parte del mondo, campionato norvegese compreso, e rigorosamente match worn.
Attualmente ricopro il ruolo di Designer Sport Performance per il marchio Zeus, dove insieme al mio team, ci occupiamo di progettare, sviluppare e presentare linee di abbigliamento sportivo per teamwear e licensed.
Com’è nata la collaborazione con la Salernitana?
La collaborazione con la Salernitana nasce dall’idea di creare un forte amalgama col territorio, essendo come sede di base a pochi km da Salerno, e allo stesso tempo di essere partner tecnico di una delle più grosse piazze del Sud. Questo sodalizio che va avanti ormai da 3 anni ci rende particolarmente fieri anche perché ha visto impegnate entrambe le parti in alcuni progetti davvero unici.
Per la nostra prima stagione abbiamo lavorato insieme al club a una intera collezione che tra Linea Gara e Merchandising prevedeva più di 150 articoli prodotti con il logo del Centenario granata ed ai quali la piazza ha risposto con grande entusiasmo. Contestualmente abbiamo lanciato una riproduzione in edizione limitata fatta di 1919 pezzi di una delle più storiche divise dei Granata, con il vecchio logo del Cavalluccio del maestro D’Alma e collo bicolore bianco/celeste con laccetti.
Cos’è diventata la maglia da calcio e come si è evoluta secondo te l’estetica calcistica?
Nell’epoca attuale siamo di fronte a un totale cambio di direzione del prodotto maglia da calcio. Fino all’arrivo del modello Kombat di Kappa nel 2000, poteva considerarsi un prodotto da collezione per nicchie di grandissimi appassionati, ma che andava a perdersi accantonata negli angoli degli armadi. Con la maglia dell’Italia abbiamo cominciato a pensare alla divisa sportiva come un prodotto dalle elevatissime performance tecniche e tutti i brand hanno iniziato a sfidarsi tra di loro a colpi di tecnologia, dove a goderci siamo stati in tanti noi appassionati.
Nel corso di questi anni il prodotto ha cominciato a uscire dal campo per arrivare nelle strade, sulle passerelle e addosso ai più grandi artisti del panorama musicale mondiale dove la pietra miliare della svolta è sicuramente la collezione di Nike per la Nigeria dopo che Balenciaga aveva ufficialmente “avallato” la maglia da calcio come un pezzo streetwear. Da articolo esclusivamente tecnico oramai ci rendiamo conto che le home jersey piuttosto che le fourth in collaborazione con grandi stilisti sono il futuro di questo mondo, dove vedremo sempre di più marchi di moda sulla scena anziché multinazionali prettamente di sport performance.
I più grandi club mondiali, come il PSG ci insegna, sono sempre di più brand globali che variano dall’abbigliamento, ai viaggi, alla musica, snaturando quella che è la vera natura di una squadra di calcio, e mettendo i profitti e il branding davanti ai successi sportivi, cercando di accattivarsi il grande pubblico piuttosto che il cuore caldo della tifoseria.