5 libri da leggere sotto l'ombrellone Per una lettura rilassante fra un tuffo e l'altro, con in sottofondo il rumore del mare

Dall’inizio dei tempi esiste un dibattito fra i lettori su quale tipologia di libri sia meglio portarsi in vacanza in estate, da leggere sotto l’ombrellone: dagli studenti in sessione che usano i libri di testo per ripararsi dal sole sperando di assimilare qualcosa per osmosi, ai pretenziosi per cui il libro da spiaggia è uno sfoggio intellettuale piuttosto che il piacere della lettura fine a sé stessa - perchè diciamocelo, nessuno ha mai letto Dostoevskij in spiaggia con piacere - fino agli adolescenti con i loro teen drama rubati dalle librerie delle madri.

Per togliervi il dubbio, nss G-Club ha preparato una lista di 5 romanzi (o di raccolte di racconti) che, oltre a distinguersi per la bellezza della trama, per lo stile, o per la spiccata ironia, possiamo considerare perfetti per permetterci di non perdere il filo del discorso nonostante il sole, il vento, la sabbia negli occhi e il rumore del mare.

 

1. ME PARLARE BELLO UN GIORNO di David Sedaris

“Dicono che i croati vengano in Italia per rubare i mariti. Ma non sono così prevedibile. Sono anche americana, potrei rubare qualsiasi cosa”.

L’anima della festa è una dark comedy ambientata a Milano, un po’ Sex and the City ma più splatter e squattrinato. Mia, giovane americana da poco espatriata nella città della moda, è la trasposizione pseudo-autobiografica di Tea, performer croata-americana arrivata a Milano all’inizio degli anni 2000, per tuffarsi nel mondo della moda e della vita notturna. Coinquiline che come lei mangiano solo junk food per risparmiare i soldi per un cocktail, in case che sembrano baracche ma costano come suite, facendo lavori molto cool ma super precari, con fidanzati inaffidabili. Sesso, droga e ancora sesso sullo sfondo di una Milano sfrenata e sfrontata come forse non l’avete mai vista, in un libro che potremmo definire un memoir o il manifesto di una generazione, che racchiude dentro di sé ironia ma anche una profonda tristezza (proprio come la generazione di cui si fa manifesto).