
Come il Coronavirus cambierà lo stadio I cambiamenti strutturali e comportamentali a cui dovremo abituarci
Ci sono tendenzialmente due categorie di appassionati di calcio: quelli che vanno allo stadio e quelli che preferiscono seguire una partita da uno schermo. Chi fa parte del primo gruppo sa che lo stadio, inteso come struttura, è parte fondamentale della magia dell’evento sportivo, e la folla che lo riempie ingloba lo spettatore in un legame con gli sconosciuti che ci sono intorno. Ed è proprio il coinvolgimento, l’atmosfera corale, la presenza riempitiva della folla dentro lo stadio che porta un bambino a dire ''voglio andarci ancora''. Ma per tutti, soprattutto per chi questa esperienza l’ha appena assaggiata, sta per arrivare la delusione più grande.
Infatti, il coronavirus che ha costretto attività e ristoranti ad applicare metriche distanze fra i consumatori non risparmierà nemmeno gli stadi che ogni weekend accolgono migliaia di spettatori. Se i centri di allenamento non sono un problema perché tenuti off-limits, lo stadio è invece una questione più complicata: quindi niente più stadium experience e tanti saluti al senso comunitario se non per i grandi stadi, per i quali sono state trovate delle buone soluzioni.
L’universo del mobile entrerà ancora di più nel mondo del calcio con la gestione online delle attività di pre-match e, quindi, ecco il boom di biglietti e documentazione elettronica; inoltre, quando parliamo di importanza degli spazi ampi, si fa riferimento anche alle attività di screening: più ampiezza spaziale corrisponde anche a una migliore viabilità per il flusso di persone e, di questo, potranno beneficiarne anche le operazioni di riconoscimento facciale, visto che si dovrà togliere la mascherina utilizzando barriere in plexiglass per un rapido check-in. Ma in tutto ciò si sottintende che il numero di spettatori allo stadio dovrà calare.
Come testimoniato dall’architetto Mark Fenwick al Corriere della Sera, ''la riduzione della capienza per aumentare lo spazio fra gli spettatori e il ricorso alla tecnologia no-touch'' devono essere il nuovo mantra per l’architettura dello stadio del futuro. Scene da sold out e code ai botteghini devono sembrare fotografie del passato, almeno per la prossima stagione. La capacità è e sarà per molto tempo il concetto chiave per il ripensamento degli stadi, la cui filosofia passerà da ''ospitalità di massa'' a ''riduzione essenziale''. Lo Juventus Stadium, in questo senso, è una delle strutture migliori. E così anche le prossime gru in azione a Milano, Cagliari e Firenze (città impegnate a rinnovare gli impianti) lavoreranno per una capienza ridotta, invece che scegliere di aumentare lo spazio del tifo. Oltretutto, si è detto di come ai tifosi allo stadio sarà richiesto di rimanere seduti e di non alzarsi - alla faccia del Yellow Wall di Dortmund -, spiegando che questo è uno dei metodi fondamentali per evitare di riempire le distanze di sicurezza e creare assembramenti. Ma non è una cosa da poco: per chi vive la stadium experience, stare seduti non è una richiesta così sottesa.