Come le serie TV stanno cambiando il modo di vedere lo sport Drammi sportivi, storie biografiche e la cultura del ''non detto''

Con le principali leghe professionistiche del mondo ferme a causa della pandemia, la fase che avrebbe dovuto portare lo sport ad essere raccontato attraverso un nuovo stile comunicativo ha subìto una brusca accelerazione: in assenza di un evento/partita veicolabile attraverso media mainstream, le docuserie a tema sport sono il prodotto di riferimento in un contesto storico molto particolare.

Il messaggio è arrivato forte e chiaro nel momento in cui ESPN e Netflix hanno deciso di anticipare l’uscita di ''The Last Dance'': in un momento in cui la narrazione tradizionale non ha motivo di esistere, tanto vale anticipare i tempi ed offrire al pubblico un assaggio di quel che sarà nel prossimo futuro.

Un realismo ''duro e puro'' che Netflix ha replicato con successo in ''Last Chance U'' – in cui si raccontano le vicessitudini dei giocatori dell’East Mississippi Community College, riprendendo le tematiche dell'occasione e delle aspettative troppo alte di giocatori e allenatori – e dal quale si è discostato, con alterne fortune, in ''The English Game'' in cui a dominare sono gli aneddoti raccontati attraverso la messinscena piuttosto che l'accuratezza e la completezza storica.

In attesa di capire come e quanto ''The Last Dance'' cambierà il modo di intendere e raccontare lo sport oltre lo sport, l’idea è che le serie di questo tipo debbano proseguire sulla strada di una narrativa genuina senza filtri o distorsioni sul filone ''branded content oriented'', per provare a colmare la distanza che le separa da prodotti meno innovativi ma maggiormente aderenti alla realtà che intendono raccontare.