Cos'è andato storto tra le sneakers ed il calcio? Le signature boots non sono fatte per il rettangolo verde

Nell'immaginario collettivo, quando si parla di un grail associabile a basket ed al calcio, si viaggia su due binari differenti: per il primo si pensa alle scarpe - senza girarci troppo intorno alle Jordan -, per il secondo si è più portati a pensare ad una maglia storica, magari quella del proprio giocatore preferito ai tempi delle elementari. Eppure sia Nike che adidas agli inizi degli anni 2000 avevano provato a far entrare le scarpe da futsal nel nostro armadietto delle scarpe, ma si rivelò un tentativo debole: la questione è soprattutto di origine strutturale prima che culturale, estetica o relativa alle tendenze, tanto che risulta molto più semplice indossare una scarpa che viene pensata per poter essere utilizzata in campo e fuori già all’inizio della filiera produttiva rispetto ad una scarpa che nasce con i tacchetti.

Per questo motivo una sneaker che arriva dal mondo della pallacanestro risulta più vestibile nella quotidianità rispetto ad una da calcio che risulta sempre e comunque un “adattamento”, perdendo quel carattere di originalità e unicità che la trasformerebbe in un oggetto da collezione o anche solo in un must have.

Probabilmente è proprio l’esigenza di una particolare riconoscibilità tecnica il vero motivo per cui è difficile parlare di signature shoes, in un contesto in cui i principali esponenti, in fondo, si somigliano un po’ tutti. Beckham, per esempio, rimarrà per sempre nell’immaginario comunque per merito delle sue punizioni con traiettorie impensabili, skill che il resto dei centrocampisti difficilmente riusciva a replicare con tale costanza, motivo per cui l’associazione ''Predator'' - ovvero la scarpa con cui tirava  quelle punizioni - e DB7 si è fortificata sempre di più nel tempo.

Quando si parla di stile off-the-pitch o off-the-court invece, si aggiunge il fatto che i calciatori nell’era post-Beckham hanno “perso il treno della moda”, facendosi raggiungere e superare dagli atleti americani che, soprattutto per via dello streetwear - parte integrante della loro cultura da prima che lo streetwear stesso imponesse le proprie regole al mondo fashion - hanno iniziato a fare tendenza, portando la categoria ''calciatori'' a non essere più la fonte di ispirazione primaria per i teenagers.

Il processo di creazione e produzione di una scarpa è lungo e complesso: serve un’idea di base su colori, forme e materiali, serve competenza nel processo tecnico di assemblaggio, una buona dose di creatività e inventiva nella fase di sperimentazione. Serve, soprattutto, un testimonial che sia unico nel proprio genere, che sia in grado di accendere la fantasia dei tifosi e che sappia essere punto di riferimento per le generazioni del futuro, non basta essere calciatori in grado di consolidarsi ad alti livelli.