Come Kevin Garnett è finito dentro "Uncut Gems" La storia dietro il casting del capolavoro della A24: un ruolo che poteva essere di Kobe Bryant, Joel Embiid e Amar’e Stoudemire

Doveva esserci Amar’e Stoudemire nel cast di Uncut Gems - l’ultimo film dei fratelli Safdie con un incredibile Adam Sandler nei panni di un incallito scommettitore di New York che, nel tempo libero, è anche un gioielliere. Doveva esserci Kobe Bryant, e ad un certo punto doveva esserci Joel Embiid. E invece c’è Kevin Garnett, uno dei giocatori più odiati da Josh Safdie: «perché sono un folle tifoso dei Knicks, e il mio istinto quando ho visto il nome di Kevin è stato “lo odio, non lo voglio neanche vicino al mio film”», ha detto in una intervista a The Ringer. Il nome di Kevin Garnett era venuto fuori soprattutto per soddisfare l’esigenza principale dei fratelli Safdie: legare quanto più possibile alla realtà le vicende del loro film. In “Uncut Gems” (che in Italia  è disponibile su Netflix come “Diamanti grezzi”) infatti, la dipendenza di Howard Ratner al gioco d’azzardo incontra i playoff NBA e la loro imprevedibilità. I Safdie volevano utilizzare dei footage originali dei playoff NBA e, per farlo, dovevano trovare una serie che si adattasse alle loro esigenze: una sequenza di vittoria-sconfitta-vittoria era l’ideale per il loro copione. Il punto di svolta di “Uncut Gems” è infatti l’esistenza di una rara pietra dell’Etiopia, appartenete agli ebrei neri, che Ratner importa a New York e da in prestito a Garnett - che nel 2012, anno in cui è ambientato il film, era ai Boston Celtics - che sente una “connessione speciale con la pietra”.

L’ambientazione della New York dei primi anni ‘10, l’utilizzo di alcuni archetipi dell’ebreo newyorkese e di costumi che fittano perfettamente con il loro tempo, la presenza di Lakeith Stanfeld (di gran lunga l’attore afroamericano più richiesto del momento) hanno reso “Uncut Gems” un instant cult. Un film di basket dove il basket fa da cornice alla miseria umana, e dove l’NBA invade in maniera pervasiva la vita delle persone. Una NBA che viene mostrata da lontano, dalla tv: per la realizzazione del film infatti, i Safdie non hanno ottenuto alcuna licenza dalla Lega. Si sono appellati al Fair Use, una legge che permette l’utilizzo di materiale sotto licenza copyright per una lunghezza minima. E’ per questo che tutte le immagini di giocato che vediamo in “Uncut gems” vengono inquadrate dai mille televisori di Howard Ratner e mai in maniera diretta. Inoltre: «il “Fair Use” è stato uno dei motivi per cui non potevamo cambiare nessun elemento delle partite, in nessun punto. La cronologia delle gare non poteva essere alternata». La capacità dei fratelli Safdie è stata quella di utilizzare a proprio , e del film, vantaggio tutte le costrizioni temporali e burocratiche che gli si sono parate davanti, e che gli hanno permesso di mettere in piedi uno dei migliori film sul basket NBA della storia recente.