
L'oppressione dell'opulenza secondo la SS25 di ERD Henri Alexander ci racconta la genesi della collezione
La gabbia, come metafora dell’alienazione che anima il singolo nel desolante panorama postmoderno, è un tema che ha fatto ingresso nell’immaginario di Henri Alexander già da qualche mese. Un simbolo che si è trasformato per ben presto in ossessione nella mente del designer di Atlanta, che ha scelto di trasformare la sede parigina della casa d’aste più rinomata al mondo (Sotheby’s) nel set di The Experiment, installando una serie di gabbie - una versione della semplificata della “stainless steel (synthesizer) prison unit” lanciata dal brand lo scorso marzo - per presentare la collezione SS25 di Enfants Riches Déprimés. Tra opulenza e oppressione, cuciture grezze e costumi d’epoca, un gioco di contrasti borderline ha dato voce al controsenso più esplicito generando una sorta di perverso cortocircuito: ragazzi ricchi che criticano il capitalismo tramite abiti che solo ragazzi altrettanto ricchi possono permettersi. Della collezione, in una stanza dai muri in marmo dai toni violacei e moquette color crema, Alexander ha detto: «Tutto per me è molto personale. Le mie collezioni sono personali, le mie collezioni sono emotive. Riguardano ciò che sto attraversando. Scelgo tutto giorno per giorno mentre lavoro alla collezione, creo qualcosa, aggiungo, modifico, capisco che mi serve qualcos'altro. La mia ossessione del momento, qualunque cosa mi ossessioni in quel periodo, si manifesta nella collezione».
Alexander, interrogato se ci fosse un significato più letterale e autobiografico dietro all’uso estensivo delle gabbie nella costruzione della narrativa attorno alla collezione, risponde con una risata: «Penso che il mio brand sia davvero basato sulla repressione, ma non faccio necessariamente le cose per qualche significato nascosto. Come artista, non è il mio metodo. Ho una sensazione che mi spinge a fare qualcosa e lavoro esclusivamente seguendo l'istinto. Sono sicuro che ci potrebbe essere una sorta di esplorazione psicoanalitica». Di una cosa possiamo essere certi: il designer ha saputo sublimare un passato fatto di collegi svizzeri e centri di disintossicazione in un immaginario per “punk elitari” che negli anni si è arricchito di giacche da motociclista DIY da 7.000 dollari, maglioni con illustrazioni decadenti di Lou Reed o personaggi di Les Miserables di Hugo, tee strappate con lo stemma Le Rosey e pacchetti di Parliament Lights. Oggi, il brand e Alexander stesso hanno acquisito una consapevolezza ulteriore, non solo spingendo il design verso una maestria sartoriale sempre più elevata, ma costruendo una narrazione lucida attorno ai temi che hanno, sin dal principio, stabilito i riflettori sul progetto. Il lavoro di ERD mette in discussione la schiavitù autoimposta che intratteniamo nella nostra ricerca di autonomia e successo, creando una collezione che è una metariflessione sui falsi idoli che animano la nostra spasmodica ricerca di autodeterminazione. Dopotutto tra le sue ossessioni Alexander non cita solo le gabbie, ma la loro negazione sistematica, parla di anarchia.