
Chi è Miguel Adrover? Il designer spagnolo che è riuscito a scioccare New York
Le foto che posta su Instagram sembrano dipinti ad olio, e il suo styling riesce ancora a sfidare le convenzioni della moda pur essendo ormai catapultato nel mondo contemporaneo: sebbene il suo brand sia stato fondato più di vent’anni fa, di fronte ai design di Miguel Adrover risulta tuttora impossibile non meravigliarsi. Uno schiaffo all’eccentrico, iper-colorato e accessoriato ma spesso vuoto mondo della moda dei Naughties, le collezioni di Adrover sono state subito riconosciute per la loro originalità e il loro stile underground. Eppure, solo pochi anni dopo la creazione del brand, Miguel Adrover è scomparso totalmente dai calendari della New York Fashion Week. La sua moda sostenibile, inclusiva e politica non è riuscita a sopravvivere al glitz and glamour del y2k, ma oggi si è reinserita a gamba tesa nelle conversazioni degli appassionati di moda d’archivio, un tesoro non più troppo nascosto celebrato su Pinterest e su TikTok da una nicchia di collezionisti.
Un maiorchino a New York
A partire dal 2001, anno dello scoppio della bolla economica che tre anni dopo avrebbe costretto il suo investitore a dichiarare bancarotta, e dell'attentato alle Torri Gemelle, la direzione artistica di Adrover ha subito un chiaro cambio di rotta. Il designer ha cominciato a spostare il suo sguardo verso culture ancora più lontane dalla propria, per approfondire l'approccio politico delle sue creazioni, conferendo alle sue collezioni messaggi umanitari, carichi di emozione, sempre più diretti. Spostandosi in giro per l'Egitto per qualche settimana ha studiato il costume orientale del Paese, riportandolo poi nelle collezioni Fall 2001 e Spring 2002 in kaftani, burka e litham arabi, lunghe fasce di tela che gli uomini del deserto sono storicamente soliti avvolgere attorno alla testa per proteggersi dal vento e dalla sabbia. Per lo show Meeteast, scriveva la giornalista Suzy Menkes nel 2001, Adrover aveva persino ingaggiato una pecora nera affinché sfilasse al fianco di una modella. Questa passione per le culture lontane che ha informato moltissime collezioni di Adrover è uno degli aspetti più controversi del designer. Forse l’unico dettaglio che impedirebbe un suo eventuale successo nell'industria della moda contemporanea, - data l'ampia attenzione che critici e fan riservano per l'appropriazione culturale - ma al contempo, un punto a suo favore in termini di inclusività. Ancor prima che fosse di moda, il casting delle sfilate di Adrover introduceva volti provenienti da etnie disparate e corpi ben diversi da quelli delle modelle che andavano per la maggiore agli inizi dei 2000, includendo molto spesso anche amici e famigliari dello stilista stesso.
Dov'è oggi?
Sono stati diversi i motivi dietro la sparizione di Adrover e del suo brand dai calendari delle Fashion Week, dalla mancanza di supporto finanziario - al termine dello show Spring 2005, Adrover è apparso in passerella con una maglietta che leggeva «anyone see a backer?» - al venir meno di quello della stampa internazionale, ma a questi si aggiunge uno spiccato senso morale ed etico del designer. Nel 2007, Adrover ha accettato di ricoprire l’incarico di direttore creativo a capo del brand tedesco eco-conscio Hess Natur, una posizione che ha tenuto fino al 2013. Tornato in passerella nel 2012, lo stilista maiorchino ha riproposto il proprio brand con una collezione che ha lasciato molti perplessi, ma altrettanti entusiasti: i look includevano un vestito creato con camicie millerighe legate tra loro, un abito di lana decorato con pupazzi a forma di gatto, silhouette che fondevano i codici stilistici del Medio Oriente a quelli degli Stati Uniti. La collezione era disorganica ma chiara nella condivisione del suo messaggio di pace. Confermando il suo impegno per la causa ambientalista, Adrover è tornato a vivere a Maiorca lavorando assieme al movimento Extinction Rebellion. Sull'isola, il designer crea abiti con i materiali del suo archivio, continuando in modo ferreo il suo progetto di repurposing. Ciò che resta ai suoi fan, a meno che non abbiano avuto la fortuna di acquistare uno dei suoi design, sono le suggestive immagini che Adrover posta sulla sua pagina Instagram, un portfolio sensazionale «to be seen as a whole» in cui appare protagonista il suo cane Nin, spesso ricoperto in composizioni floreali, ed autoritratti che esprimono lo stesso inimitabile stile cosmopolita e ricercato che vent'anni fa era riuscito a scioccare persino New York. Le caption, altrettanto d'impatto, ispirano i lettori a riflettere sul futuro dell'umanità e del Pianeta, dediche che Adrover fa ad ognuno di noi in modo sincero, come è sempre stato il suo flusso creativo.