
Che cosa farà adesso Jeremy Scott? Tra gli indizi, una macchina e una dichiarazione esclusiva
L’addio a Moschino di Jeremy Scott, oltre che uno shock per gli appassionati del brand, è stata una sorpresa per molti rappresentanti Aeffe. Solo poche settimane prima, durante la fashion week milanese, Scott aveva esplicitamente affermato di sentirsi pronto a rimanere da Moschino per «altri 10 anni,» avendo ricoperto il ruolo di direttore creativo della Maison dal 2013. A parte una breve dichiarazione di buon auspicio per Scott, il presidente di Aeffe Massimo Ferretti non ha ancora esposto i piani che verranno messi in atto per Moschino. Il lavoro di Scott per Moschino ha prodotto negli anni quasi l'80% dei ricavi di Aeffe, quindi è chiaro che, se si è effettivamente trattato di una mossa inaspettata, questo cambiamento deve aver scardinato molte delle certezze finanziarie che da anni sorreggevano la società.
Le scelte di carriera di Jeremy Scott sembrano essere tutte volutamente singolari, come del resto è il DNA della sua visione artistica. Ancor prima di mettere piedi nell’atelier di Moschino il designer usava sperimentare con oggetti d’uso quotidiano, con il concetto di decadenza e con quello che oggi è un suo tratto distintivo: l’ironia. Per la sua prima collezione, nel 1997 ha utilizzato scarti di camici ospedalieri, per la seconda avanzi del mercato delle pulci di Parigi, e anche quando è poi riuscito ad ottenere l’attenzione della stampa internazionale, facendo esordire in passerella una tredicenne Devon Aoki e vestendo in seguito l’artista Bjork durante il suo tour Homogenic, non si è lasciato ammaliare dalla fama e la “voglia di piacere,” ma anzi, si è sentito motivato ancor di più ad andare controcorrente. Combattendo la moda del momento, l’asciutto minimalismo, negli anni ’90 Scott ha disegnato collezioni che riprendevano le linee esplosive anni ’80, aggiudicandosi il disappunto di Vogue. Tanta è stata la provocazione di Scott nella moda da attirare l’attenzione di Karl Lagerfeld, che, secondo un articolo di W Magazine, aveva visto in Scott uno degli pochi designer che avrebbero potuto prendere il suo posto alla guida di Chanel dopo di lui. Che dietro all’abbandono della direzione di Moschino si celi qualche proposta segreta? Non ci resta che stare a guardare e aspettare la prossima sorpresa.