
La quieta grandiosità di Saint Laurent Anthony Vaccarello, vestimi l’anima
Sono anni che Anthony Vaccarello lavora per portare il suo Saint Laurent verso una nuova direzione. Il suo è un lavoro di fino: se anni fa fu Hedi Slimane a stabilire una volta per tutte l’estetica rock-chic e notturna del brand, cambiandone anche il nome, dal momento del suo arrivo il designer italo-belga ha voluto riportarne l’immaginario su territori più sublimi, ripulendo progressivamente la produzione del brand e trasportando quella stessa estetica notturna dai concerti bohémien dell’underground losangelino alle serate di gala, per così dire. I primi risultati di questo riorientamento di Saint Laurent si sono avuti con il womanswear, categoria per cui Vaccarello ha stabilito nelle ultime stagioni un preciso ed elevato linguaggio più fedele alla visione originaria del grande Yves, e, dopo una serie di spettacolari show menswear ambientati in Marocco e a Venezia, ieri sera un nuovo linguaggio è stato stabilito in maniera netta e definitiva anche per il guardaroba maschile. Sotto la monumentale cupola affrescata della Bourse de Commerce di Parigi, e con il suggestivo accompagnamento pianistico di Paul Prier, ha sfilato una collezione che è stata un capolavoro di equilibrio e misura, lontana dalle suggestioni subculturali della cultura giovanile e in cerca di una perfezione formale che, con tutta la sua universalità, rimane comunque dotata di una voce e di una identificabilità totale e immediata.
Lo show di ieri, infine, ha solidificato l’immaginario e il capitale culturale di Saint Laurent – brand che di recente, e forse meglio dei suoi pari, ha fatto diventare la cultura uno dei suoi principali cavalli di battaglia, costruendo una “famiglia allargata” di grandi attrici francesi, dalla Deneuve a Beatrice Dalle fino a Charlotte Gainsbourg che ieri sera ha anche suonato il pianoforte per il finale dello show in uno dei classici smoking androgini del brand; ma anche coinvolgendo nelle sue campagne e nelle sue iniziative cinematografiche grandi registi contemporanei come Pedro Almodovar, Abel Ferrara, Jim Jarmusch e David Cronenberg. Anche gli show del brand sono lontani dalle tradizionali passerelle ed evocano sempre una quieta grandiosità, uno scenografico e tutto francese amore del monumentale che situa cappotti e giacche in una dimensione quasi olimpica. Il genere di coolness che Vaccarello persegue, in effetti, non è legato a età o fisicità specifiche, ma legato solo a luoghi (Parigi e il Marocco specialmente) e solo a un tipo di elevazione e prestigio culturale che rappresenta l’elevazione del design stesso, il valore intrinseco al nome stesso di Saint Laurent.