
L’inverno artificiale della collezione Balenciaga FW22 Come Demna ha parlato del futuro e ha omaggiato la Resistenza Ucraina
Lo show di Balenciaga per la collezione FW22 andato in scena ieri a Parigi ha avuto un doppio tema: il primo era quello originario dello show, la visione distopica di un mondo futuro in cui la stagione invernale non esiste più e la natura può essere sperimentata solo attraverso uno schermo e la neve è qualcosa di esotico, da guardare attraverso la teca di un museo; la seconda e più immediata, ma non meno importante o personale per Demna, è stato il sostegno alla causa ucraina, supportata materialmente tramite il World Food Programme e simbolicamente con la presenza di bandiere ucraine e una nota personale di Demna sui sedili degli invitati oltre che con i due look finali dello show. In maniera alquanto sorprendente, fra l’altro, i due concept si sono incastrati alla perfezione. Molti degli abiti (specialmente quelli sartoriali) erano stati costruiti per essere facilmente piegabili e trasportabili: un riferimento alla moda per un futuro distopico e uno sguardo a un avvenire segnato dal cambiamento climatico, ma anche un acuto riferimento all’emergenza profughi che l’invasione russa ha causato.
Per citare Miles Socha di WWD, in mezzo a tanti simbolismi e rimandi, «era molto difficile concentrarsi sugli abiti». E se la collezione ha avuto i suoi momenti stand-out (le Trash Bag fatte di cuoio o l’asciugamano di cachemire, ad esempio) gli abiti in se stessi sono stati una variazione di quelle silhouette e costruzioni che fanno parte del linguaggio ormai stabilito da Demna. Eppure i loro pregi e soprattutto le loro novità erano forse più sottili del solito. La collezione, infatti, ha visto un grado di sofisticazione tecnica più elevato del solito: i tessuti pre-stropicciati e le costruzioni “pieghevoli” di trench e completi a doppio petto, le borse create a partire da stivali rifunzionalizzati, la nuova sneaker HD composta da un singolo pezzo flessibile e, soprattutto, il nuovo materiale bio-based prodotto a partire dal micelio di nome EPHEATM «tessuto da un organismo abbondante e a crescita rapida che utilizza risorse minime ed emette tracce di CO2 mentre si nutre di residui agro-industriali di basso valore» e utilizzato per creare un lungo cappotto di simil-pelle.