
Perché il debutto di Matthieu Blazy da Bottega Veneta ha sorpreso tutti La collezione è stata forse la più discussa di questa fashion week
Il debutto di Matthieu Blazy alla guida di Bottega Veneta nei giorni di chiusura della Milan Fashion Week era forse uno degli show più attesi della stagione: dopo il trambusto dell’addio di Daniel Lee, la curiosità suscitata dal vedere nominato un giovane designer dal ricchissimo pedigree era alle stelle. Ma tutta questa attesa può mettere un direttore creativo in una posizione difficile. Se Blazy avesse replicato troppo da vicino il lavoro di Daniel Lee sarebbe passato come un imitatore; se invece avesse dato una brusca sterzata verso una direzione del tutto nuova avrebbe corso il rischio di alienarsi numerosi clienti, rovinare la narrativa stessa del brand. E forse è per questo che la collezione andata in scena lo scorso sabato sera è stata, sorprendentemente, poco sorprendente.
Per decenni, Bottega Veneta è stato più dedicato a chi ne indossava i prodotti che a chi li guardava, è stato più tattile che visuale ma soprattutto riconoscibile solo in base a dei segni che soltanto chi ne era al corrente poteva apprezzare. Una pubblicità del 1957 diceva con orgoglio: «Le persone riconoscono una borsa di Bottega nel minuto in cui la vedono. Per questo mettiamo il nostro nome solo all’interno» e per moltissimi anni lo slogan che seguiva il nome del brand nelle sue molte inserzioni dei giornali era: «Quando le tue iniziali sono abbastanza». Tutti principi che Blazy non ha affatto eluso – ripulendo il palato del pubblico dal forte ricordo dell’estetica di Daniel Lee, raddrizzando le sue silhouette tondeggianti, iniettando un vago vibe Margiel-esco in alcuni dei capi e facendo tabula rosa del passato recente (la mancanza di un qualunque item verde è sembrata proprio una frecciata al vecchio direttore creativo) ma anche togliendo dall’equazione l’instagrammabilità che Lee aveva messo al centro del lato visuale del processo creativo, la radicalità di quell'estetica. Il protagonista è il prodotto, la real thing – è dalla sobria realtà che Blazy vuole ripartire. E questo è solo l’inizio della quieta svolta del brand e chi si è detto poco colpito sabato sera dovrà sicuramente aspettare la prossima collezione. Blazy non disattenderà.