
Abbiamo davvero bisogno dei social media per costruire una carriera creativa? Chi lavora nella moda ha cominciato a chiedersi se abdicare da Instagram possa arrestare il proprio percorso
A dicembre, CNBC ha confermato che esistono oltre due miliardi di persone con un profilo mensilmente attivo su Instagram e che 500 milioni di queste rinnovano quotidianamente la promessa fatta al tempo del primo login. Tra queste, l’industria della moda conta una numerosa popolazione di addetti ai lavori che oggi vivono sui social per lavorare, mentre l’idea di lavorare semplicemente per vivere risulta ancora molto lontana. E se da una parte ognuno di loro ha cominciato a considerare il profilo Instagram un portfolio digitale dal periodo pre-pandemia, la totale digitalizzazione del settore per sopravvivere agli stravolgimenti dell’ultimo biennio ha dichiarato ufficialmente Instagram il principale strumento di networking e autopromozione che uno stylist, un piccolo brand o un fotografo possa avere. Il risultato è stato che i creativi hanno cominciato a vivere in prima persona le conseguenze dei social media sulla salute mentale, come racconta Laura Bachmann, che su 1Granary ha intervistato alcuni di loro, a tal punto da chiedersi se abdicare da Instagram possa arrestare la propria carriera.
Per questo negli ultimi tempi, molti creativi hanno espresso il desiderio di fare dietro-front e hanno valutato di tornare sui propri passi, eliminando i propri account o impostandoli su private. Ma i social sono ancora fondamentali per costruire una carriera creativa nell’era di Instagram, che poi non è altro che l’epoca della condivisione in tutte le sue sfaccettature. Restare online non esclude l’opzione di trovare una nuova stabilità mentale, di ridurre le ore giornaliere da passare nella home e di usare Instagram per dimostrare quello che davvero ci fa emozionare della nostra professione, senza escludere necessariamente la vita reale. Consapevoli che tra «sapersi vendere» o «vendersi l’anima» c’è una linea sottile.