
Perchè il metodo collaborativo di Jean-Paul Gaultier funziona così bene Anatomia di un progetto che ha riportato in vita un intero archivio
La settimana dell’Haute Couture che si è conclusa giovedì scorso a Parigi è stata l’ennesima prova di come la pandemia abbia cambiato la moda. Tra restrizioni e un lockdown che più che una misura straordinaria è diventato un sentimento interiorizzato, hanno messo in discussione il nostro modo di intendere il lusso e le nostre occasioni per sfoggiarlo. E quale simbolo più calzante quando si parla di lusso della Haute Couture? Ricami a mano, strascichi chilometrici e passerelle scenografiche hanno lasciato spazio (in parte) alla normalizzazione dello sfarzo. Se Chanel ha puntato sulla semplicità, Daniel Roseberry di Schiaparelli, ha optato per silhouette rigorose e semi-monastiche nella scelta dei colori, eppure forse il mix più riuscito tra passato e presente, tra alto e basso, è stata l’interpretazione dell’archivio di Jean Paul Gaultier da parte di Glenn Martens in un tripudio di corsetti e fantasie marinare dalle atmosfere teatrali, che, anche al culmine dell’eccesso, prestava un'enfasi quasi provocatoria alla normalità.
Un’iniziativa che ha dunque coinvolto ogni ambito del consumo targato Gaultier e che ha contribuito ad una nuova età dell’oro per l’archivio del brand. Secondo Vestiare Collective, infatti, nello stesso anno le ricerche per i capi delle collezioni passate sono aumentate del 570% e le vendite per primo trimestre del 2020 segnalano +30% grazie anche alle numerose celebrities che hanno indossano abiti vintage firmati Gaultier, tra cui Kendall Jenner, Dua lipa, Kim Kardashian, Bella Hadid e FKA Twigs. Un modello di mentorship che possiede un legame di parentela con le altre e diverse iniziative di mentorship nel mondo della moda: dalla notissima vicenda di Virgil Abloh con Samuel Ross e Heron Preston fino ai designer come Ujoh e Yoshio Kubo ospitati in varie occasioni da Giorgio Armani per la Milan Fashion Week, passando per la capsule co-firmata da Alessandro Dell’Acqua e Nensi Dojaka e per il social media support che Pierpaolo Piccioli di Valentino ha accordato a Marco Rambaldi. A distinguere il metodo Gaultier è un programma di partnership redditizia per entrambe le parti che ha reso un brand storico come Gaultier noto e amato dalla Gen Z e allo stesso tempo ha incoronato i talenti emergenti più promettenti del fashion system.