Ha ancora senso fare fashion week separate per l'uomo e per la donna? Dimezza le fashion week, dimezza gli sprechi

Sei anni fa nell'industria della moda è apparso un micro-movimento che ha visto un aumento delle sfilate Co-Ed, che mostravano insieme le collezioni maschili e femminili. Gli annunci iniziarono con Burberry e poi proseguirono con Tom Ford, Vetements e Gucci, il tutto in un anno. Negli anni successivi, diversi altri marchi si sono uniti alla lista delle sfilate co-ed tra cui Balenciaga, Bottega Veneta, Versace, Givenchy tra gli altri. Fast forward al 2022, e molti di questi marchi sfilano o fuori dal calendario o  a febbraio e settembre, cioè durante le fashion week femminili. Nonostante questo, l'industria insiste ancora nel separare le due fashion week maschile e femminile, anche se ci sono marchi che per esempio, durante le fashion week maschili, fanno sfilare anche il womanswear. Se a questa situazione si aggiungono i cambiamenti avvenuti dentro e fuori l'industria della moda, dalla pandemia fino alla preoccupazione per la sostenibilità, sorge la domanda: è ancora necessario mostrare l'abbigliamento maschile e femminile separatamente? O l'industria si sta semplicemente aggrappando a un inutile pezzo di tradizione?

Essendo questa un'opzione più intelligente e fattibile per riavviare il meccanismo delle fashion week post-pandemiche, ed essendo anche ciò che molti brand stanno già facendo, e trattandosi di un'opzione sostenibile per l'ambiente, tutto sembra puntare verso l’istituzione di fashion week co-ed, e sebbene sia un pezzo di tradizione a cui molti si aggrappano ancora,  è impossibile ignorare che è qui che si dirige il futuro. Mentre sempre più marchi continuano ad abbandonare il calendario maschile per mostrare collezioni co-ed durante la stagione dell'abbigliamento femminile, la stagione dell'abbigliamento maschile diventerà presto un mito, quindi perché non porre fine alla sua esistenza in modo pacifico e responsabile invece di trascinarlo in un’insensata lotta per la sopravvivenza?