Cos'hanno studiato i direttori creativi dei brand di moda? Non serve una laurea in moda per fare il designer

Si dice spesso che nonostante anni di studi, lauree, diplomi, master e dottorati, si finisce sempre per fare un lavoro che non c'entra nulla con i propri studi. Il detto sembrerebbe essere vero anche nel mondo della moda, dove da tempo non serve più aver studiato modellistica o avere la manualità di un vero sarto per creare abiti e diventare direttori creativi, e dove invece sono spesso altre discipline a fornire una formazione più eclettica e poliedrica. Guardando ai direttori creativi che guidano oggi le principali Maison del lusso internazionale, si può tracciare una divisione netta tra chi ha alle spalle studi classici nel campo della moda, spesso presso istituti prestigiosi e rinomati, e chi invece sembra esserci finito per caso nella fashion industry, forte di un bagaglio ben diverso. 

È questo il caso di Miuccia Prada, che nonostante gli studi classici, la laurea in Scienze Politiche all'Università Statale di Milano, con annesso dottorato - e persino un corso di recitazione al Piccolo Teatro - si ritrovò presto a dirigere l'impresa fondata da nonno Mario. Una storia simile a quella di Donatella Versace, che dopo una laurea in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Firenze, entrò nel brand fondato dal fratello Gianni occupandosi inizialmente della comunicazione e dell'immagine del brand, prima di diventare designer della linea Versus e in seguito, dopo la morte di Gianni, direttrice creativa della Maison. Aveva piani diversi anche Giorgio Armani, che dopo due anni di Medicina, è costretto ad interrompere gli studi per la leva militare, e una volta tornato a casa, scegliendo una carriera completamente diversa. A Milano trova lavoro come vetrinista e commesso presso La Rinascente, il luogo dove la sua carriera nella moda avrebbe preso il via. Demna Gvasalia aveva già in tasca una laurea in Economia alla Tbilisi State University, quando, nonostante la difficile situazione economica della sua famiglia, riesce ad iscriversi e a laurearsi alla Royal Academy of Fine Arts di Antwerp, dove consegue una laurea magistrale in Fashion Design

Phoebe Philo e Daniel Lee, entrambi laureati alla Central Saint Martins di Londra, hanno ridefinito i canoni del minimalismo e dell'eleganza, prima da Celine, dove Lee era direttore del ready to wear, poi da Bottega Veneta e si spera, nel prossimo brand omonimo di Philo. Dallo stesso istituto sono usciti anche Kim Jones, che qui ha studiato Menswear, e che oggi lo mette in pratica da Dior Homme, e Riccardo Tisci, oggi da Burberry.