
Che significato ha l'acquisizione di Stone Island da parte di Moncler? 4 risposte sull’operazione più importante del 2020 per la moda italiana
Con la sorprendente notizia dell’acquisizione di Stone Island da parte di Moncler, il mondo della moda italiana e internazionale ha appena visto nascere una nuova powerhouse del luxury outerwear italiano. In un mercato sempre più dominato dai grandi conglomerati del lusso e dai gruppi industriali, la presenza di grandi brand indipendenti è ancora un unicum - o almeno lo era fino a ieri. La notizia dell’acquisizione apre infatti nuovi terreni di gioco per il futuro, non solo perché sia Moncler che Stone Island erano fino a poco fa due dei brand indipendenti più forti sul mercato, ma anche perché la loro unione rappresenta una sorta di dichiarazione di indipendenza dal mondo di metaconglomerati del lusso come Kering e LVMH in favore di un’alleanza estremamente specifica sia a livello di nazionalità, sia sul piano di prodotti e mercati.
Questi sono i quattro principali spunti di riflessione che l’acquisizione di Stone Island da parte di Moncler suggerisce.
Specialisti dell’outerwear
Se il resto dei grandi conglomerati produce letteralmente di tutto, specialmente nel caso di LVMH il cui impero inizia dalla moda ma si estende all’editoria, agli alberghi e agli alcolici di lusso, il duo Moncler-Stone Island possiede uno scope assai più specifico. Pur producendo collezioni per tutte le stagioni come gli altri brand di moda, infatti, sia Moncler che Stone Island sono specializzati nell’outwear di lusso, nella ricerca sui materiali e, più in generale su un segmento di mercato ben preciso e limitato. L’outerwear di entrambi i brand, infatti, gode già da sé di uno status di culto e questa nuova alleanza appare basata su fondamenta estremamente stabili - senza menzionare come l’intera categoria dell’apparel tecnico sia in rapidissima espansione se si pensa che brand come Gucci e Jil Sander si stiano preparando al lancio delle proprie collezioni outerwear rispettivamente con The North Face e Arc’teryx.
Anche Carlo Rivetti ha detto: «Condividiamo le stesse radici, gli stessi percorsi nell'imprenditoria e il massimo rispetto per i nostri profondi valori e la nostra gente. Siamo italiani». Ha dunque senso che la volontà sottesa all’acquisizione sia stata, almeno in parte, quella di mantenere le due realtà saldamente ancorate al contesto italiano in un mercato sempre più dominato dallo strapotere delle grandi multinazionali.